Serve ora l’emanazione di un “apposito decreto” che fissi “la data di decorrenza del termine di 180 giorni per la presentazione delle domande di indennizzo, corredate di idonea documentazione”. C’è poi da considerare che il miliardo e 575 milioni a disposizione del Fir è una goccia nel mare dei risparmi distrutti dalle banche risolte e finite in liquidazione. Furono 120mila gli azionisti della Popolare di Vicenza e 90mila quelli di Veneto Banca a vedere andare in fumo azioni illiquide e non quotate valutate 10 miliardi, dopo aver pagato aumenti di capitale per altri 4,9 miliardi e aver investito in bond subordinati per oltre 1,3 miliardi. Si sale a oltre 50 miliardi se si aggiungono gli “azzeramenti” subìti il 22 novembre 2015 da 130mila piccoli azionisti e bondisti subordinati di Banca Etruria (60mila investitori colpiti), Banca Marche (40mila), CariFerrara (24mila) e CariChieti (altre migliaia). Alcune associazioni hanno già fatto sapere di ritenere il Fir insufficiente e chiedono rimborsi pari al 100% dei danni subìti da tutti i risparmiatori colpiti, ma la prospettiva sembra irrealizzabile.

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