In Germania i Verdi vogliono vietare alle aziende di e-commerce, Amazon in testa, di gettare nell’immondizia i resi, ovvero i prodotti che vengono restituiti dai clienti, per esempio perché danneggiati. La proposta è stata lanciata dalla leader del partito, Katrin Goering-Eckardt, secondo cui “stiamo vivendo una perversione della società usa e getta“. In Francia a breve dovrebbe entrare in vigore una legge simile, dopo che il governo parigino ha reso noto come vengano demoliti nuovi prodotti per un valore di 600 milioni di euro all’anno. Göring-Eckardt ha presentato un piano in tre punti: “Innanzitutto, il divieto per le aziende del commercio online di distruggere i nuovi prodotti che vengono restituiti”. In secondo luogo, i prodotti restituiti che non possono più essere venduti devono essere ceduti, ad esempio alle organizzazioni benefiche tramite i grandi magazzini sociali. Infine, le materie prime devono entrare nel circuito del riciclaggio.

Secondo i dati degli economisti dell’Università di Bamberg, i cittadini tedeschi rispediscono indietro in media un acquisto ogni sei su Internet. Sono quasi 500 milioni di prodotti all’anno, soprattutto scarpe e vestiti, ma anche macchine da caffè, lavatrici o telefoni. “Molti di questi vengono completamente distrutti“, ha detto Göring-Eckardt. “Questi sono nuovi prodotti perfettamente funzionanti che hanno al massimo un graffio“, ha aggiunto.

Circa un anno fa, il programma televisivo della Zdf Frontal 21 e la Wirtschaftswoche, settimanale economico tedesco del gruppo editoriale Handelsblatt, in un’inchiesta raccontavano come Amazon distruggesse gran parte del suo reso, con apposite aree “distruggi pallet” nei propri centri. Un ex lavoratore ha rivelato ai giornalisti di aver smaltito ogni giorno prodotti per un valore di circa 23mila euro. Le due testate riportavano anche gli elenchi delle “liste di sterminio” in cui sarebbe stati inseriti i prodotti da eliminare.

Lo studio dell’Università di Bamberg invece arriva a conclusioni diverse. Secondo i ricercatori, a finire nella spazzatura è circa il 4% dei prodotti restituiti, mentre il 79% verrebbe di nuovo venduto come merce di prima qualità, un 13% come merce di seconda mano e il 3% finirebbe nel circuito del riciclo oppure donato a enti di beneficenza. Anche Amazon si difende e solo qualche settimana fa ha reso noto che ogni prodotto viene sottoposto a test di qualità e, quando possibile, riconfezionato e rivenduto. Inoltre sostiene di aver donato articoli a enti benefici fin dal 2013.

Articolo Precedente

Coldiretti, dopo le cavallette in Sardegna, le api sciamano nel centro di Bologna e le cimici invadono il Nord Italia

next
Articolo Successivo

Canada, bandita la plastica monouso: dal 2021 spariranno cannucce e cotton fioc

next