Anche per questo, come scritto poc’anzi, non si può escludere nulla: nemmeno un ritorno di fiamma della trattativa interrotta bruscamente durante la notte, nonostante i toni perentori della nota Fca: qualora Renault trovasse un accordo con Nissan, ad esempio rendendo più equa la situazione descritta sopra, anche lo Stato francese potrebbe dare il suo assenso al matrimonio, senza ulteriori ritardi.

Più complicato lo scenario numero due, ovvero la storia d’amore mai nata tra Fca e Psa. Tre anni di (finti?) corteggiamenti, tira e molla, fino all’allontanamento dopo l’ultimo salone di Ginevra, quando sembrava invece che avessero ridotto le distanze. In più, nella nota notturna di Fca c’è scritto chiaro e tondo che “non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”, riferendosi ovviamente a Renault. Ma dal momento che lo Stato francese detiene anche una quota (14%) del gruppo guidato da Carlos Tavares – il quale si era espresso a sfavore della fusione Fca-Renault – non si capisce perché queste “condizioni” dovrebbero essere diverse nel caso di un’ipotetica fusione FCA-Psa. A questo punto, spingendo l’analisi al limite, dalle parti dell’Eliseo potrebbero anche decidere di ritirare fuori il vecchio e mai sopito progetto di una mega fusione Psa-Renault, che taglierebbe fuori Elkann&Co. Ma qui siamo alla fantaindustria.

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