Seconda parte della concitata polemica tra l’europarlamentare Carlo Calenda (Siamo Europei-Pd) e il giornalista Alessandro Giuli, durante la trasmissione Dimartedì (La7).

Calenda rivolge un monito al pubblico, che aveva applaudito con entusiasmo l’intervento di Giuli contro l’ex ministro Elsa Fornero: “State attenti, perché per le palle che ci stanno raccontando oggi al governo il conto prima o poi arriva. E sapete cosa c’è in ballo? Le pensioni, la sanità pubblica e l’educazione. E allora dipende da noi premiare le responsabilità”.
Giuli, ancora risentito per l’appellativo ‘fascista’ rivoltogli da Calenda, ripete più volte: “Ti piace fare il duro, Calenda?”
“Calmi, mica siamo in un bar – ammonisce Giovanni Floris – Non siamo al biliardo”.
“Stiamo parlando di un signore che pensa di essere un gappista del ’45 – continua Giuli – E si permette di darmi del fascista così. Alè. Non si fa questa cosa. E’ stato due volte cafone“.
La bagarre non si placa e Floris manda in onda un servizio per placare gli animi.

Subito dopo, quando è ripristinata la calma in studio, Giuli difende ancora la flat tax e aggiunge, rivolgendosi a Calenda: “Una battaglia in Europa andrà fatta. Ma non lo dico io, che sono un pericoloso sovranista, ma Mario Monti, che ha detto: ‘Se vi comportate a Bruxelles un po’ meno da bulli… da bulli…”
“Non raccolgo la provocazione, amico mio”, risponde Calenda. E l’ex ministro dello Sviluppo economico chiede scusa al giornalista: “Non ti meritavi l’appellativo di fascista“.
Giuli accetta le scuse, si alza e stringe la mano di Calenda.

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