In questi giorni come ogni anno è una gara a chi festeggia meglio e di più il 25 aprile. Son tutti concentrati a vedere che faranno i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Un’arma di distrazione di massa che poco serve a vedere il vero problema in Italia: che ne sanno le giovani generazioni del 25 aprile? Ad ogni ricorrenza trascorro la giornata in uno dei luoghi simbolo: lo scorso anno ero a Fossoli, l’anno prima a Sant’Anna di Stazzema. Ogni volta incontro tanti giovani che si mischiano a chi ha i capelli canuti. Sono ragazzi consapevoli, giovani che hanno scelto di esserci perché sanno che il 25 aprile è la festa della Liberazione, una data storica per i partigiani ma non solo. Chi manca ogni anno è la scuola.

Quando ero piccolo ricordo che la mattina del 25 aprile la si viveva con trepidazione. La maestra Teresa non mancava di invitarci ogni anno davanti al monumento dei caduti nella piazza principale del paese. C’erano il sindaco, l’associazione “Combattenti e reduci”, la banda “San Lorenzo”, qualche anziano testimone ma poi c’eravamo noi bambini con in mano il foglio della poesia di Salvatore Quasimodo:

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

Anche a me è toccato leggere qualche volta davanti all’intera comunità. Ricordo ancora la poesia di Rodari che mi era stata affidata:

Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.

Partecipavamo capendo quello che può comprendere un bambino a 8-9 anni ma ci era chiaro che quella giornata era importante per tutti. Diventati più grandi quei nomi scritti sul monumento presero anima e corpo, mi incuriosirono al punto da cercare chi fossero. Oggi dov’è finita la scuola? Dove sono i bambini il 25 aprile? Da anni penso che la scuola il 25 aprile dovrebbe restare aperta per celebrare la giornata della Liberazione imparando, tornando in piazza con i maestri, entrando a far parte della storia. Ieri come oggi.

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