L’economia italiana rallenta, lo scenario politico è instabile e le elezioni europee sono alle porte. Ma Piazza Affari guadagna terreno. Anzi, da inizio anno, fa persino un pochino meglio del resto d’Europa: l’indice Ftse Mib è cresciuto più del 18% contro il 15% del Cac 40 francese e 10% dell’inglese Ftse 100. Con Londra che però sconta la Brexit. Ma perché gli investitori hanno deciso ritornare a scommettere sull’Italia anche a dispetto di dati macroeconomici poco confortanti? Gli esperti concordano nel descrivere il recupero della Borsa italiana come un rimbalzo dopo le perdite registrate lo scorso anno. Un salto in avanti alimentato dalla volontà degli investitori di acquistare titoli a prezzi di saldo sperando magari anche in aggregazioni che facciano schizzare le azioni verso l’alto. Ad accentuare il trend rialzista, in Italia come all’estero, ci sarebbe poi anche una maggiore liquidità sui mercati legata a doppio filo con la decisione delle banche centrali, la Federal Reserve americana e la Bce, di continuare ad adottare una politica monetaria espansiva.

“Piazza Affari va bene, ma anche il resto d’Europa è in territorio positivo. In particolare, la Borsa italiana fa meglio perché viene da una situazione pregressa peggiore”, spiega Massimo Saitta, direttore investimenti di Intermonte advisory e gestione. “Certo si tratta di un quadro di Borsa che è inaspettatamente positivo nonostante la situazione macroeconomica. Se qualcuno mi avesse anticipato questo trend alla fine del 2018, avrei avuto difficoltà a credergli”, prosegue l’esperto. E poi aggiunge che lo scenario è mutato grazie alla “disponibilità delle banche centrali ad aprire di nuovo i cordoni della borsa ridando spinta ai mercati nonostante un diffuso pessimismo di fondo trainato dai dati macro non particolarmente entusiasmanti”. Secondo Saitta, il rischio che si sta forse sottovalutando è quello di “qualche evento inatteso” che possa improvvisamente interrompere questa fase positiva. Di che genere? Magari su un epilogo “inaspettato” sulla questione Brexit sulla quale al momento i mercati sono molto rilassati.

“Da inizio anno stiamo assistendo ad un rimbalzo tecnico dopo le perdite registrate in Borsa nel 2018”, concorda Alessandro Aspesi, numero uno in Italia di Columbia Threadneedle, società di asset management globale che gestisce 376 miliardi di euro ed è presente in diciotto Paesi in giro per il mondo. “Ma non ci fidiamo di questo rimbalzo. Anche perché c’è un’incertezza di fondo sulle prospettive economiche dell’Italia come rivelano anche dichiarazioni rilasciate da Jean-Claude Juncker e da Giovanni Tria”, aggiunge Aspesi precisando che le banche europee ed italiane rischiano di soffrire ancora per effetto dei bassi tassi d’interesse che incidono inevitabilmente sui margini di intermediazione e quindi sui risultati societari. Per investire in Italia “preferiamo favorire alcuni comparti di qualità come la moda, la distribuzione alimentare o le apparecchiature medicali”, settori su cui, complici i bassi prezzi di mercato, ci sono anche opportunità di shopping per gli stranieri. Occasioni di acquisto a prezzi di saldo che, in alcuni casi, alimentano anche le quotazioni azionarie di Piazza Affari con il denaro degli speculatori.

Sullo sfondo resta inoltre un po’ di tensione sulle banche del Vecchio continente. E non solo su quelle italiane. “In generale sugli istituti di credito c’è una fase di attesa per le nuove misure della Bce che arriveranno a giugno con ancora qualche incertezza sui dettagli del nuovo programma espansivo – riprende Saitta – Stando a quanto comunicato fino ad ora, le nuove misure potrebbero non essere così favorevoli agli istituti bancari come quelle precedenti. Questo spiega perché i titoli bancari sono rimasti ancora un po’ indietro, ma sta arrivando anche il loro momento”. Fanno eccezione, secondo Aspesi, alcune società del risparmio gestito che fanno bene il loro mestiere. Detto questo, sull’Italia e su Piazza Affari resta comunque lo spettro dell’incertezza politica che potrebbe improvvisamente ricomparire facendo evaporare parte dei benefici. “Oggi come oggi se guardiamo il livello degli spread è paradossalmente più basso rispetto al rischio implicito che abbiamo – conclude Aspesi – Il nostro problema, che è quello di crescere poco, deve anche essere inserito in un contesto mondiale che è in fase di rallentamento. Chiaro che noi abbiamo una sorta di zavorra (quella del debito, ndr) che ci portiamo dietro. Inoltre siamo a un passo dalla recessione tecnica”. Questioni che rischiano di pesare in futuro anche sui mercati.

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