Bankitalia deve essere tenuta al riparo dal governo. È questa la linea del Quirinale, attore principale nella cruciale giornata di giovedì che ha portato all’annuncio della nomina di Fabio Panetta come nuovo direttore generale della Banca d’Italia al posto di Salvatore Rossi. Proprio prima che il Consiglio superiore di Palazzo Koch comunicasse la scelta del nuovo direttorio, il governatore Ignazio Visco aveva infatti fatto visita al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Prima di lui in mattinata si erano alternati al Colle il presidente della Camera Roberto Fico e del Senato Maria Elisabetta Casellati. A loro Mattarella ha espresso tutti i suoi dubbi e preoccupazioni sulla commissione d’inchiesta sulle banche. Commissione che, teme il Quirinale vista la narrazione pentastellata sul tema, potrebbe partire puntando il dito appunto sulla vigilanza di Bankitalia. Proprio quello che Mattarella vuole evitare.

La vicenda delle nomine a Palazzo Koch viveva in una fase di stallo da gennaio, quando in coincidenza con lo scadere dell’incarico del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini avevano tuonato contro i vertici di via Nazionale chiedendo “discontinuità” rispetto al direttorio in carica ai tempi delle crisi bancarie che hanno coinvolto i risparmiatori. Con questa mossa Visco ha provato a risolvere il rebus: sostituire l’economista barese Rossi con Panetta, scegliendo la discontinuità ma senza interpellare il governo. L’esecutivo gialloverde non ha molto da opporre: con l’uscita di Rossi, dopo 43 anni in Banca d’Italia, si realizza in buona parte il ‘cambiamento’ invocato dai pentastellati. E il nome di Panetta è gradito a entrambe le forze di governo.

Il governatore Visco teme però per i suoi vice: giovedì sono stati nominati Daniele Franco dalla Ragioneria dello Stato e Alessandra Perrazzelli, avvocato e fino a tre anni fa a capo di Barcalys Italia, oltre che vicepresidente di A2a. Da Mattarella il numero uno di Bankitalia ha chiesto proprio garanzie sul fatto che le tre nomine vengano trattate come un unico “pacchetto“. Il governo non ha potere di veto sui membri designati del direttorio, deve solo esprimere un parere non vincolante per poi mandare le nomine alla firma del presidente della Repubblica. Ma, succede da due mesi con il caso Signorini, se non si pronuncia blocca la procedura. Dopo una serie di scambi di accuse e risposte con l’esecutivo, Visco che ha sempre tenuto il punto, mantenendo aperto l’iter per il vice dg, spera di sbloccare la situazione entro il 10 maggio, quando il direttorio resterebbe con soli due componenti andando in contro alla paralisi.

Del nuovo status quo ha preso atto con soddisfazione anche Mattarella che però, raccontano dal Colle, è preoccupato soprattutto su un altro fronte. Una volta chiusa la partita delle nomine, a minacciare l’indipendenza di Bankitalia può essere secondo il Quirinale la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, promossa soprattutto dai Cinquestelle per, come ha detto Di Maio intervistato da Repubblica, “mettere la giustizia sociale al centro delle dinamiche bancarie. Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità sulle crisi che hanno bruciato così tanti risparmi“. Il vicepremier è convinto: “Deve essere avviata”. Ma il Quirinale è pronto a mettere un veto per tutelare Bankitalia. In particolare, al Colle così come negli ambienti leghisti, sarebbe “sotto esame” il nome di Gianluca Paragone, il senatore che i Cinquestelle sceglierebbero come presidente della commissione per le sue inchieste e battaglie sul tema delle banche. Ma più che il nome, l’oggetto dei timori di Mattarella è il mandato che il presidente riceverebbe. Tanto che la creazione della commissione è stata approvata a fine febbraio ma è ancora ferma al Colle.

Chi è Fabio Panetta – L’asse tra il Quirinale e Via Nazionale, quindi, è e resta saldo, come l’intesa sulla composizione del nuovo direttorio di Bankitalia ha dimostrato. Quella di Panetta, da tempo ai vertici della Banca d’Italia, è una figura conosciuta tra Palazzo Koch e Palazzo Chigi fin dai tempi della crisi del debito e poi dei dissesti bancari. Da Monti a Renzi a Conte, ha collaborato con tutti gli ultimi presidenti del Consiglio ed è apprezzato trasversalmente. Panetta ha criticato Bruxelles e Bce proprio sul tema crisi bancarie, nonostante avesse lavorato anche con Mario Draghi. Sul suo nome il governo dà semaforo verde.

I vicedirettori – Più dubbi potrebbero esserci sulle tre caselle dei vicedirettori: se rimane al suo posto Signorini, nonostante le resistenze pentastellate, arriva direttamente da via XX Settembre Daniele Franco, dal 2013 Ragioniere generale dello Stato. Proprio Franco era stato nei mesi scorsi oggetto delle critiche dei M5s che ora però vedono di buon occhio il suo trasloco dal Mef. In questo modo infatti si libera la poltrona più alta della Ragioneria, in un ministero molto spesso accusato di essere troppo vicino alle precedenti forze di governo e ostile ai provvedimenti economici pentastellati. Con Rossi, a fine maggio uscirà da palazzo Koch anche la vicedirettrice generale Valeria Sannucci: al suo posto arriva l’avvocato Alessandra Perrazzelli, ex country manager di Barclays Italia e vicepresidente esecutivo e presidente del comitato di remunerazione e nomine di A2A SpA.

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