Un requisito importante da tenere in considerazione quando si sceglie un servizio di streaming musicale è il catalogo di brani musicali che offre: in linea di massima più è ampio, più scelta si ha. Però il numero di per sé non è tutto, perché concorrono anche le esclusive che le piattaforme riescono a offrire, un po’ come avviene con i servizi di streaming video.

Stando ai dati ufficiali, Apple Music ed Amazon Music Unlimited mettono a disposizione “più di 50 milioni di brani”, Spotify ne offre “oltre 35 milioni”. L’organizzazione in generi e playlist varia da servizio a servizio, la sua valutazione è un aspetto prettamente soggettivo. Dato che tutte le piattaforme offrono periodi di prova gratuiti, il consiglio per valutare questo aspetto è usarli e toccare con mano le differenze.

La qualità dello streaming audio invece è un dato oggettivo, “misurato” in bit rate, ossia la quantità di dati elaborati in un determinato periodo di tempo. Sulla carta, quanto più elevato è il bit rate, maggiore sarà la qualità dello streaming. A maggiore qualità dello streaming corrisponde poi un consumo superiore di dati. La questione però è decisamente più complessa da liquidare, perché i servizi utilizzano formati differenti, che a volte impediscono di fare un confronto “numerico” sensato.

Spotify rende disponibili tre bit rate differenti, rispettivamente 128, 256 e 320 Kbps, in formato Ogg Vorbis. Apple adotta il formato Advanced Audio Coding (AAC) a 256 Kbps, che è poi lo stesso dei brani presenti su iTunes. Amazon Music Unlimited invece si appoggia al formato MP3 a 256 Kbps.

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