Roma è una città anarchica. Le regole, e con esse il decoro, sono spesso oltraggiate. Anche con scritte sui muri. Di ogni tipo. Quelli dei palazzi, senza distinzione per l’età di realizzazione. Ma anche quelli dei monumenti. Pensieri poetici, slogan politici e sportivi e persino parolacce. Un profluvio di parole in libertà, che spesso si sovrappongono. Qualche volta, resistendo alle stagioni e ai gusti, sbiadiscono. Ma restano, loro malgrado.

Poi ci sono scritte storiche, conservate, volutamente. Perché sono una testimonianza. Quasi un un monumento. È il caso del “Vota Garibaldi, lista numero 1”, che si poteva leggere a via Basilio Brollo, alla Garbatella, quartiere di Roma sud, reso celebre da Nanni Moretti in Caro Diario e dalla fiction televisiva I Cesaroni. Scritta vergata in occasioni delle elezioni politiche italiane del 1948, quando il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano si presentarono insieme, nella lista Fronte Democratico Popolare, scegliendo come simbolo il volto di Garibaldi. Scritta cancellata dal decoro urbano del Comune di Roma. Il motivo? Semplicemente perché è stata scambiata per un graffito qualsiasi.

La notizia è diventata un caso politico, naturalmente. Amedeo Ciaccheri, Presidente dell’VIII Municipio, se la prende con la sindaca Virginia Raggi. Come Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione. Le accuse? “Superficialità” e “identità negata”. In effetti quel che è accaduto è grave. Perché ha cancellato una storia, innanzitutto. Ma anche perché indizia l’inequivocabile incapacità di distinguere. Tra quel che è un atto vandalico e quel che invece testimonia una pagina della storia del quartiere e della città. È come se a qualcuno dei custodi del Parco archeologico di Pompei fosse venuto in mente di fare pulizia delle scritte elettorali a caratteri neri e rossi. Magari cancellando l’Helvium Sabinum aedilem d(ignum) r(ei) p(ublicae) v(irum) b(onum) o(ro) v(os) f(aciatis), scoperta lo scorso giugno nella Regio V. Se fosse accaduto e si fosse saputo, la notizia avrebbe fatto scalpore. A ragione, s’intende.

Il problema è che, anche volendo considerare l’episodio della Garbatella un incidente, manca sempre più conoscenza. Difetta il sapere. Ignoriamo quel che ci circonda. Magari, ogni tanto, andiamo a vedere una mostra, oppure entriamo in libreria per acquistare un libro. Ma rimaniamo impermeabili all’esposizione delle opere e finiamo per leggere solo qualche pagina del libro comprato. Tutto è suggerito dal sentito dire. Per questo rimane allo stato superficiale, senza arrivare in profondità. Così la Storia e con essa l’Arte non ci appartengono più. Ci rimangono estranei.

Ne Le vacanze intelligenti, episodio del film Dove vai in vacanza, Remo Proietti, alias Alberto Sordi, e Augusta, alias Anna Longhi, lasciata la loro bottega di frutta e verdura a Roma, decidono di visitare la Biennale di Venezia. Vagano tra i padiglioni, senza capire. Non hanno le chiavi per aprire le porte della comprensione. Rimangono spettatori, inconsapevoli. Al punto da rischiare di mettere in pericolo l’incolumità di alcune opere. In fondo è accaduto proprio questo alla Garbatella. L’ignoranza ha cancellato la Storia. La realtà ha ancora una volta superato la finzione cinematografica.

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