“I bandi partono”, dice la Lega. “Partiranno tra sei mesi solo se ci sarà l’ok italiano a un’opera in toto ridiscussa”, ribattono dal M5s. Tutti esultano e lo scontro interno al governo sul Tav è solo rinviato. È il frutto dell’escamotage giuridico e lessicale trovato dal premier Giuseppe Conte per mediare tra le due posizioni e scongiurare una crisi. Al Carroccio piace la parte della lettera di Telt in cui si dice che domani, lunedì 11 marzo, partiranno gli “avis de marchés”, gli “inviti a presentare la candidatura“, per i primi tre lotti, in territorio francese, per scavare 45 chilometri del tunnel di base del Tav. Mentre i Cinquestelle esultano perché “la pubblicazione dei bandi di gara relativi ai lavori principali è stata rinviata“, come scrive sempre la società italo-francese. In pratica, questo ha chiesto Conte nella sua lettera inviata a Telt, la società procederà solo con le “mere attività preliminari, senza alcun impegno” per l’Italia: andrà avanti solo laddove si può, entro sei mesi, anche tornare indietro. “Noi abbiamo dimostrato profonda lealtà e mi auguro che la Lega abbia capito che è meglio non sprecare i soldi pubblici in un vecchio progetto”, dice ad Avvenire il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli. Mentre Riccardo Molinari commenta gli ultimi sviluppi in un altro modo: “Far partire la Tav lavorando in modo serrato per rivedere alcuni problemi”, spiega al Corriere il capogruppo del Carroccio alla Camera. Scongiurata la crisi di questa settimana, è il preludio alle tensioni futura. La sintesi la fa Armando Siri: “La sostanza delle reciproche posizioni non è cambiata”.

La mediazione di Conte dà modo a Matteo Salvini di tenere calmi i suoi parlamentari e sottosegretari, perché in fondo la prima fase delle procedure di gara partirà comunque lunedì. Ma consente anche a Luigi Di Maio di spendere una parola come “rinvio” dei bandi che placa un M5s agitato. Tutti e due possono esibire una personale vittoria. “Uno dei due mente e inganna gli italiani”, commenta Piero Fassino (Pd). Non proprio, perché la lettera del premier italiano è servita per ribadire la volontà del governo di avviare un “supplemento di riflessione“, tanto da aver già informato il capo di Stato francese Emmanuel Macron e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: ora comincerà la trattativa. In questo senso, il governo italiano ha fissato due concetti. Ora si avvia la fase di candidatura per “gli interventi dei lotti francesi del tunnel di base”, con l’obiettivo di non perdere i finanziamenti europei da 300 milioni di euro. Ma il prossimo passaggio, quello della trasmissione dei capitolati per la presentazione delle offerte, dovrà essere avallato dall’Esecutivo che così ha sei mesi di tempo per fare marcia indietro. Inoltre c’è in campo l’opzione della clausola di dissolvenza: in caso di nuovo accordo tra Roma, Parigi e Bruxelles, il diritto francese sugli Appalti permette di “non dare seguito” alle procedure.

Salvini è convinto di avere dalla sua l’opinione pubblica. Quanto alle dichiarazioni festanti del M5s per quello che definiscono il “rinvio” di sei mesi dei bandi, in casa Lega l’aggettivo più diffuso è “surreale”. Mentre il premier pubblicava su Facebook la sua missiva e la risposta del presidente e dell’ad di Telt Hubert du Mesnil e Mario Virano, intanto Matteo Salvini festeggiava il compleanno nella sua Milano ostentando ottimismo. Ma, svela un retroscena del Corriere della Sera, un po’ di irritazione in realtà c’è: “Che cosa c’è scritto nel contratto di governo? Revisione dell’alta velocità. E se c’è scritto questo, allora la Tav si rivede“, avrebbe detto il vicepremier tirando fuori i sondaggi per ribadire come la Lega resti per il all’opera. Salvini avrebbe poi evidenziato anche un altro concetto: “Per fermare i bandi occorre come minimo un atto del Consiglio dei ministri. Ma, come detto, i ministri della Lega un no ai bandi non lo potrebbe votare”. Tradotto: il premier Conte da solo non potrà fermare l’Alta Velocità.

“Il Paese ha bisogno di tranquillità: non si può pensare di continuare con la narrazione della crisi. ‘Andiamo fino in fondo’, ‘vediamo chi ha la testa più dura’, è folklore, folklorismo“, ha rimproverato intanto Luigi Di Maio proprio a Salvini. Nella sua diretta Facebook il vicepremier M5s ha parlato di  “un grande successo che è il rispetto del contratto di governo” e che significa “innanzitutto rispetto dei soldi delle tasse che voi italiani pagate: abbiamo chiesto di non vincolare i vostri soldi a un’opera messa in discussione da un’analisi costi-benefici“. All’esultanza di Di Maio ha fatto seguito da Torino la sindaca Chiara Appendino che si è detta “felice” della soluzione trovata. E poi le altri dichiarazioni dei pentastellati, come quella del vicepresidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo a margine del Villaggio Rousseau: “Finalmente anche la Lega ha capito che non era possibile procedere in alcun modo con dei bandi”. “Salvini ha aderito alle posizioni del M5s”, ha perfino aggiunto Stefano Patuanelli.

Le risposte sono arrivate domenica mattina da Molinari e Siri. “È una vittoria del buon senso”, ha detto il primo, capogruppo della Lega alla Camera. Significa una vittoria del Carroccio per “far partire la Tav lavorando in modo serrato per rivedere alcuni problemi connessi all’opera e per aumentare la quota del finanziamento europeo”, spiega in un’intervista al Corriere della Sera. Se il M5s esulta, Molinari replica: “Nella lettera di Telt trovo scritto che domattina saranno pubblicati gli avvisi per presentare la candidatura”. “È una fase del percorso di gara – aggiunge il deputato – c’è scritto chiaramente nella lettera della società. La quale espliciterà il fatto che se la procedura non avesse seguito, non ci saranno oneri per la società o per gli Stati, Italia e Francia. È quello che sostenevamo noi: far partire i bandi tenendo conto che le ‘clausole di dissolvenza‘ ci danno alcuni mesi per mettere a punto la Tav così come la vogliamo”.

La clausola di dissolvenza, ovvero l’istituto previsto dal diritto francese che in pratica permette di revocare la procedura senza oneri qualora venisse meno la volontà politica, era stato evocato già venerdì scorso proprio dal sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri. Proprio lui a La Stampa dice infatti che “è una vittoria di tutti“. La fase preliminare è cominciata, ma ci sono altri mesi per trovare una nuova intesa con la Francia e con l’Ue. Il vero problema semmai è che bisognerà trovare un nuovo accordo anche all’interno del governo, su come procedere verso i prossimi appuntamenti. Infatti, come ricorda lo stesso Siri, “la sostanza delle reciproche posizioni non è cambiata. La Lega è favorevole alla realizzazione dell’opera”. Mentre per il M5s, usando le parole di Roberto Fico, resto un “no identitario“.

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