“La distrofia muscolare non mi ha fermato: sono riuscito a produrre 3 album musicali e 1 libro” –
Vive a Longobucco, un piccolo paese di montagna nella provincia di Cosenza, in cui credere in un sogno e renderlo reale non è stato facile. A complicargli il tutto ci si è messa anche la distrofia muscolare di Duchenne, una patologia neurologica degenerativa che lo porta a vivere sulla carrozzina. Il suo nome è Pierfrancesco Madeo, cantautore di 35 anni, che ha pubblicato il 9 febbraio scorso il suo primo libro “Specchi”, distribuito dalla casa editrice YOUCANPRINT. Non considera la sua malattia “un limite insormontabile, ma una compagna di vita che non ferma la mia voglia di cantare e creare”. Madeo è stato il primo ragazzo con Duchenne in Italia a realizzare anche 3 album musicali, il più recente intitolato “Nuvole” è uscito nel 2016.

“La mia passione per la musica è senza confini e mi permette di realizzare cose quasi impensabili per chi mi vede a prima vista. La mia malattia è come se non esistesse quando canto, mi sento libero e voglio continuare a coltivare questo mio immenso amore” racconta Madeo. Nel 2010 raggiunge le selezioni finali del Festival di Sanremo, nella categoria “Nuova Generazione”. A settembre approda negli Stati Uniti dove risulta finalista al Festival della canzone italiana di New York. A dicembre dello stesso anno è invitato da Rai Uno come ospite per la maratona di Telethon. Nel 2011 è semifinalista al celebre Hyundai Music Awards della Universal Music e l’anno seguente è ancora in pista per il Festival di Sanremo, questa volta nella categoria “Sanremo Social”. Dopo la pubblicazione del suo ultimo album musicale, a causa di una paralisi alle corde vocali, ha perso la voce per circa cinque mesi ed è costretto a restare lontano dal canto. “In questo periodo di silenzio – spiega Pierfrancesco – mi sono dedicato alla scrittura del mio primo libro, che racchiude i miei testi migliori, poesie e pensieri elaborati lungo tutto la mia esistenza. Il titolo che ho scelto, ‘Specchi’, mostra proprio gli specchi di coscienza che si riflettono nel mio modo di vivere giorno dopo giorno. La vita è un dono stupendo e noi persone con malattie neuromuscolari non molliamo facilmente”.

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