“L’hockey in carrozzina ha stravolto la mia vita. Occorrono più investimenti per questo sport” –
Ha conquistato gli ultimi due scudetti del campionato nazionale di hockey in carrozzina elettronica con i Black Lions Venezia e ha vinto i Mondiali con l’Italia il 30 settembre 2018. Si chiama Ion Jignea, giocatore 24enne nato in Moldavia ma cittadino italiano con una neuropatia assonale e studente del quinto anno di Giurisprudenza all’Università di Padova. “Devo gran parte delle gioie dei miei ultimi anni al powerchair hockey, sport che ha stravolto la mia vita, regalandomi emozioni stupende come l’avermi permesso di conoscere la mia attuale fidanzata Ilaria (la ragazza ha la SMA e da qualche stagione è anche sua compagna di squadra, ndr) e di diventare campione del mondo” spiega a Ilfattoquotidiano.it Jignea. Si allena due volte alla settimana e può contare su un team ricco di giocatori talentuosi, quasi tutti con patologie neuromuscolari. “Sono felice di praticare questa disciplina perché mi ha permesso di raggiungere la consapevolezza di avere grandi potenzialità, ho conseguito traguardi notevoli non solo sportivi, aiutandomi molto a migliorare alcuni aspetti del mio carattere. Suggerisco a molti giovani che ancora non conoscono questo sport di provare, di usarlo come strumento prezioso di riscatto personale”. Ma la vita del giocatore di hockey in carrozzina com’è? “Dobbiamo cercare di continuo nuovi sponsor per finanziare tutte le nostre attività sportive. Noi abbiamo un’ottima società ma non sono tutti fortunati come noi. Sarebbe bello per tutti avere maggiori fondi pubblici destinati a questo sport stupendo adatto al 100% per donne e uomini con malattie neurologiche. E’ un’ottima occasione per migliorare l’inclusione sociale”, dice Ion.

INDIETRO

Giornata per le malattie neuromuscolari. Laura, Ion, Stefania e tutti gli altri: così combattiamo e viviamo

AVANTI
Articolo Precedente

“Dovresti sapere come si prevengono le gravidanze” e altre frasi non necessarie. Parlano le donne che hanno abortito

next
Articolo Successivo

Honduras, dove abortire è illegale. “Ho interrotto la gravidanza perché violentata. Io in cella, l’aggressore libero”

next