Tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti. Di questo sono accusati i due ragazzi che ieri sera hanno ammesso di aver colpito Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore raggiunto da un colpo di pistola nella notte tra sabato e domenica davanti a un pub nel quartiere Axa di Roma. “Io mi sono costituito e vado in carcere perché è giusto che Manuel abbia giustizia“, ha fatto mettere a verbale Lorenzo Marinelli, il 24enne che ha confessato di aver ferito Bortuzzo. Nella serata di mercoledì 6 febbraio il giovane di Acilia è entrato negli uffici della questura di Roma e si è costituito insieme a Daniel Bazzano, di un anno più anziano. Hanno trascorso la prima notte in isolamento, nel carcere di Regina Coeli, in attesa che il gip, dopo che avrà ricevuto la richiesta dalla procura, fissi l’interrogatorio di convalida che avverrà nei prossimi giorni sempre nel carcere romano.

Nel corso degli interrogatori i fermati hanno ricostruito quanto avvenuto sabato notte in piazza Eschilo. Bazzano – che ha pianto durante tutto l’interrogatorio – ha spiegato di non sapere che Marinelli fosse armato. “Gli ho detto: Lorenzo ma cosa hai combinato? Mi ha risposto: Ora portami a casa da mio figlio“. “Siamo distrutti, vogliamo chiedere scusa alla famiglia di Manuel, con una lettera che manderemo ai genitori”, fanno sapere i due,  tramite i loro difensori Alessandro De Federicis e Giulia Cassaro. Come spiegano i legali, i due fermati volevano costituirsi già da domenica e per questo avevano contattato l’avvocato. “Avevano un peso sulla coscienza” riferisce De Federicis.

Davanti agli investigatori, hanno detto: “Siamo qui perché Manuel deve avere giustizia. Siamo distrutti. E’ stato un tragico errore“. Ma perché hanno sparato a Bortuzzo? Per errore. I due hanno raccontato di tre colpi esplosi alla cieca. “Era buio“, avrebbero detto. A sparare, spiega l’avvocato De Federicis, arebbe stato Marinelli mentre Bazzano guidava lo scooter. “Non volevano colpire, alla fine di una rissa un un locale avevano ricevuto delle minacce e temevano che delle persone si rifacessero sotto, quindi giravano in motorino con una pistola”, ha spiegato il legale, aggiungendo: “La pistola, secondo quello che dichiarano loro, è stata ritrovata tempo fa in un campo e utilizzata all’occorrenza. Dicono che il colpo è stato esploso durante la marcia”. I due ragazzi, riferisce ancora l’avvocato, hanno girato allo sbando, “sono tre notti che non dormono, sono molto provati”.

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