Dieci tecnici di Autostrade e di Spea sono indagati per falso in un filone d’inchiesta sul ponte Morandi che sta focalizzando l’attenzione su altri cinque viadotti a rischio. Così dopo il blitz della scorsa settimana, nelle scorse ore la Guardia di finanza ha effettuato nuove perquisizioni e sequestri nelle sedi delle due società e negli uffici dell’Utsa – l’Ufficio tecnico sicurezza autostradale – nel capoluogo ligure, a Milano, Bologna, Firenze e Bari.

I finanzieri vogliono verificare se, dal giorno del crollo del viadotto, la società controllata dal gruppo Atlantia abbia messo in atto tutti i controlli sulla rete autostradale. La necessità delle perquisizioni – come emerso negli scorsi giorni – è nata dai risultati di alcune ispezioni su altri ponti nel corso delle quali sarebbero stati riscontrati ammaloramenti in piloni e solette. Secondo i militari, il gruppo avrebbe ‘edulcorato’ le relazioni sullo stato dei viadotti controllati.

Per l’accusa, in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti Paolillo sulla Napoli-Canosa in Puglia, il Pecetti e il Sei Luci a Genova, il Moro vicino a Pescara e il Gargassa a Rossiglione. La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”. Alla luce delle relazioni acquisite negli scorsi mesi e delle dichiarazioni rese da testimoni e indagati nel filone sul crollo del ponte Morandi, collassato il 14 agosto provocando 43 morti, la procura di Genova aveva inoltre allertato il ministero su cinque ponti proprio per fare avviare accertamenti.

“Tutti i ponti interessati dall’indagine sono già stati sottoposti ad ispezione, tra novembre e dicembre, da parte dei miei tecnici che hanno intimato al concessionario, Autostrade per l’Italia, di intervenire subito per le limitazioni di traffico e la messa in sicurezza“, ha replicato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. “Lo abbiamo sempre detto: le concessioni autostradali sono state scritte in modo troppo sbilanciato a favore dei privati. Adesso le stiamo rivedendo per riequilibrare finalmente i rapporti di forza e privilegiare l’interesse pubblico. Inoltre, nel decreto Genova abbiamo creato Ansfisa, un’apposita Agenzia per il controllo di tutte le infrastrutture che farà verifiche effettive e a campione. In questo modo smetteremo di inseguire le emergenze e passeremo alla prevenzione e alla giusta programmazione degli interventi di manutenzione”.

Non esiste alcun rischio per la sicurezza“, ha fatto sapere anche Aspi in una nota. “Il 4 dicembre la società ha inviato al Mit un report sui viadotti Gargassa e Pecetti (A26), Moro (A14), Paolillo (A16), Sarno (A30) con il dettaglio degli interventi realizzati o in corso nonché delle verifiche effettuate – prosegue la nota -. In nessun caso è stato riscontrato alcun problema riguardante la sicurezza delle opere che, peraltro, sono state oggetto di verifica anche da parte dei competenti uffici ispettivi del Mit”. Per quanto riguarda il viadotto 6 Luci (una piccola opera di svincolo tra l’A10 e l’A7 vicino al Morandi, ndr) la Direzione di Tronco di Genova conferma di aver eseguito “dal 23 al 27 dicembre 2018 un intervento di ripristino del calcestruzzo copriferro che non comportava alcuna influenza sotto il profilo statico. Anche questo intervento è stato formalmente comunicato a tutte le autorità competenti. E’ quindi del tutto destituita di fondamento qualsiasi informazione che consideri tali Viadotti a rischio“.

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