Matteo Salvini non vuole più rinunciare all’immunità e ha chiesto al Senato, con una lettera al Corriere della Sera, di votare per salvarlo dal processo sul caso Diciotti. I 5 stelle, che in queste ore stanno decidendo quale linea tenere a Palazzo Madama, valutano di autodenunciarsi. Una scelta condivisa e rivendicata dallo stesso premier Giuseppe Conte che, intervenendo da Malta in serata, ha dichiarato: “Sulla vicenda è stata seguita la linea politica del governo, quindi mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto. Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”. E ha concluso: “Se avessi ritenuto illegittima la linea seguita sarei intervenuto”. Quindi, come detto poco prima da Alessandro Di Battista dal salotto di Bruno Vespa, i 5 stelle rivendicano di aver condiviso tutte le azioni sul caso Diciotti insieme a Salvini e non ritengono corretto “che il ministro sia processato da solo”. Resta da vedere come si comporteranno al momento del voto: Di Battista ha detto che crede “voteranno in favore del processo”, ma non è ancora stata presa una decisione finale.

Il leader del Carroccio, dopo aver detto di essere pronto ad affrontare il processo, nella lettera si è difeso dicendo che quella per la nave Diciotti è stata una decisione presa “nell’interesse pubblico” e, ha continuato, per questo “va negata l’autorizzazione ai giudici“. Quindi ha chiesto esplicitamente al Senato di votare per salvarlo dal processo. E, sempre nel testo, ha respinto l’accusa di sequestro di persona aggravato che gli viene mossa dal tribunale dei ministri di Catania. In serata ha incontrato i senatori del Carroccio e al termine della riunione, interpellato dai giornalisti, ha dichiarato che si recherà personalmente nella Giunta delle elezioni e delle immunità per esporre la sua ‘difesa’, anziché limitarsi a inviare una memoria: “In giunta ci vado io“, ha detto. “Quando mi chiameranno certo andrò, è mio dovere”. La prima seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità è fissata per domani alle 11. Il caso risale ad agosto scorso, quando 177 migranti furono costretti a rimanere a bordo della motonave della Guardia costiera per cinque giorni senza il permesso di sbarcare. Dopo il passo indietro di Salvini, vari esponenti del M5s hanno parlato di “azione corale” dell’esecutivo – come Danilo Toninelli, Giulia Grillo e Lorenzo Fioramonti – ma anche deputati come Emilio Carelli, che ha detto: “Conte e Di Maio si dovrebbero ricordare di essersi associati a questa decisione e chiedere a loro volta di essere processati“.

I ministri Toninelli e Grillo: “Processateci tutti. Fu scelta di governo” – Sulle pagine del quotidiano di via Solferino, tra l’altro, non c’è solo la voce del leader della Lega. “Se processano Salvini devono processare anche me e tutto il governo. Se vogliono farlo diventare un processo al governo vogliamo andare tutti davanti a un giudice”, ha rilanciato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che in un’intervista concessa sempre al Corriere in cui mostra il suo sostegno al vicepremier garantendo che la tenuta della maggioranza non è minacciata dall’esito di questa vicenda. “È stato Salvini, mi pare, a chiedere di andare in giudizio – ha detto -. Non è un processo a lui e non sarà un processo al Governo, perché sarà il Governo stesso a dire in modo compatto che quella era una decisione collegiale di tutto l’esecutivo”.  In pratica la stessa linea seguita da Giulia Grillo: “Sono allineata a quello che decidiamo all’interno del Movimento, vedo però politicamente importante il messaggio che siamo tutti uniti in questa battaglia, quindi poi va valutato concretamente il quesito”, ha detto il ministro della Salute a Sky. “Quella – ha aggiunto – è stata un’azione di governo, concertata e condivisa da tutti noi ministri, quindi non ritengo Salvini l’unico responsabile di questa azione”. A confermare esplicitamente che qualcosa nel M5s si stia muovendo è anche Lorenzo Fioramonti, viceministro dell’Istruzione: “Probabilmente- spiega ci sarà un colpo di scena, in cui il governo, che ha deciso all’unanimità quell’intervento sulla nave Diciotti, prenderà le responsabilità in maniera unitaria“. Una frase che suggerisce come si possa arrivare a una sorta di auto-denuncia da parte dell’esecutivo alla procura di Catania: una rivendicazione da parte di tutti i ministri delle condotte contestate sul caso Diciotti.  E siccome la questione sarà discussa domani nella giunta per le elezioni e le immunità del Senato, in serata capo politico del Movimento e vicepremier Luigi Di Maio i sette membri  del M5s nell’organo parlamentare

Carelli (M5s): “Non so come voteremo” –“È evidente che Salvini abbia cambiato idea o almeno il suo avvocato. Noi M5S lavoriamo con coerenza e abbiamo sempre dato l’autorizzazione a procedere“, è la posizione del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano intervistato a Radio Anch’io. “Conte e Di Maio hanno detto chiaramente che sono dispostissimi a farsi processare insieme, credo che debbano essere parte del processo perché sono scelte collegiali di tutto governo”, ha aggiunto rispondendo alla domanda su come il M5S voterà nella giunta per le autorizzazioni sul vicepremier Salvini. Dopo la lettera del ministro e la dichiarazione di Toninelli, però, qualcosa sembra muoversi anche tra i Cinquestelle. Luigi Di Maio aveva annunciato nei giorni scorsi il voto a favore del processo a Salvini, ma oggi il deputato Emilio Carelli dice: “Io adesso non so se voteremo sì o no, perché le cose son cambiate in queste ultime ore. Ripeto, a mio parere dobbiamo aspettare quello che si diranno poi Salvini e Di Maio in queste ore”. L’ex direttore di Skytg 24 ha poi spiegato di ritenere colpevole anche altri ministri: “Penso che noi dobbiamo innanzitutto prendere nota di questo cambiamento di opinione. È giusto e anche lecito che una persona possa cambiare opinione. Quindi Salvini chiede ora di non dare l’autorizzazione a procedere. Devo ricordare che il M5S non ha mai negato in passato l’autorizzazione a procedere. Quindi c’è una prassi del Movimento. Detto questo dobbiamo ricordare che la decisione fu collegiale, non fu solo di Salvini. Quindi Conte e Di Maio si dovrebbero ricordare di essersi associati a questa decisione e chiedere a loro volta di essere processati“.

Morra: “Male non fare, paura non avere” – Una posizione che non sembra condivisa da Nicola Morra, il presidente della commissione Antimafia che su twitter ha scritto: “Male non fare, paura non avere“.Come dire: se Salvini è sicuro di non aver violato la legge, perché non si fa processare? Una posizione molto diversa da quella dei grillini di governo, esplicitata anche da Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura del Movimento 5 stelle: “Salvini deve essere processato perché la legge è uguale per tutti. Siamo stati e saremo sempre contro i privilegi della Casta, anche quando, e a maggior ragione, quei privilegi possono essere usati dai membri del nostro stesso Governo”.

La lettera di Salvini – “La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all’attività di ministro dell’Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni della campagna elettorale”, scrive Salvini citando i dati su sbarchi e rimpatri. “Non rinnego nulla e non fuggo dalle mie responsabilità di ministro. Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo. La valutazione del Senato è vincolata all’accertamento di due requisiti (ciascuno dei quali di per sé sufficiente a negare l’autorizzazione): la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o il perseguimento di un preminente interesse pubblico”, spiega Salvini. “Il Senato non è chiamato a giudicare se esista il fumus persecutionis nei miei confronti dal momento che in questa decisione non vi è nulla di personale“. Infatti, prosegue il vicepremier, “i giudici mi accusano di aver violato la legge imponendo lo stop allo sbarco, in virtù del mio ruolo di ministro dell’Interno”. “Dopo aver riflettuto a lungo su tutta la vicenda, ritengo che l’autorizzazione a procedere debba essere negata. E in questo non c’entra la mia persona. Innanzitutto il contrasto all’immigrazione clandestina corrisponde a un preminente interesse pubblico, posto a fondamento di precise disposizioni”, sottolinea ancora il leader della Lega. “In secondo luogo, ci sono precise considerazioni politiche. Il governo italiano, quindi non Matteo Salvini personalmente, ha agito al fine di verificare la possibilità di un’equa ripartizione tra i Paesi dell’Ue degli immigrati a bordo della nave Diciotti. Questo obiettivo – conclude – emerge con chiarezza dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno del 2018″.

Forza Italia e Fdi: “Votiamo no” – Il leader del  Carroccio raccoglie il sostegno da parte di Giorgia Meloni. “Fa bene Salvini a chiedere al Senato che sia respinta la richiesta dei magistrati di mandarlo a processo per il caso Diciotti. Fratelli d’Italia lo ha sempre detto: il ministro dell’Interno ha fatto solo il suo dovere, per questo voteremo no”, dice la leader di Fratelli d’Italia. “Sarebbe a questo punto scandaloso – aggiunge  – se il M5S votasse per far processare uno dei vice premier, sarebbe la definitiva rottura dell’innaturale alleanza di governo grillo leghista”. Anche Forza Italia, intanto, conferma l’intensione di votare contro l’arresto del ministro dell’Interno e tira per la giacchetta i Cinquestelle. “Se il M5s vota Sì al processo a Salvini vuol dire che secondo loro il Ministro degli Interni non ha agito ‘per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governò. I grillini non si rendono conto che il processo a Salvini è il processo al loro governo”, dice Sestino Giacomoni.

Viminale: “Sulla Diciotti rischio infiltrazioni terrostiche” – Nel frattempo dal Viminale cominciano a fare trapelare alcuni elementi utili alla difesa di Salvini. “Sul caso Diciotti relativamente all’accusa di sequestro i magistrati parlano di gravi condizioni psico-fisiche dei migranti a bordo. Eppure, quando fu dato il via libera allo sbarco dei minori, gli extracomunitari decisero di restare volontariamente a bordo per terminare un rito religioso per circa due ore, dalle 20,30 alle 22,30″, dicono fonti del ministero dell’Interno. “Da notare che proprio la presenza di minori sequestrati aggrava la posizione del ministro . Gli stranieri erano così stremati da potersi permettere di rifiutare, nel giro di pochissimi giorni, l’accoglienza. La maggior parte di loro lasciò i centri, preferendo frequentare organizzazioni opache come Baobab con l’obiettivo di lasciare il Paese e far perdere le proprie tracce. Alimentando la possibilità di essere associati a percorsi criminali”, continuano le stesse fonti al Viminale. “C’è un rischio generale, il fenomeno dell’immigrazione illegale comporta rischi di infiltrazioni di terroristi fondamentalisti islamici, in particolare i cosiddetti foreign fighters. È un rischio che si paventava in quell’occasione e che si paventa ogni volta. Informazioni, evidenze, riscontri che un governo serio deve tenere in considerazione per la sicurezza del paese”, dice il leghista Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’interno a Rai Radio1. “Anche nel Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico che si tenne in Calabria queste risultanze emersero. Ora le notizie delle possibilità che a bordo della Diciotti vi potessero essere dei terroristi emergono evidentemente laddove le carte processuali che sono state consegnate al Senato da parte del Tribunale dei Ministri di Catania cominciano ad essere oggetto di analisi in vista della Giunta per le autorizzazioni. Il Ministro dell’interno, nel momento in cui ha agito, lo ha fatto nell’esercizio delle proprie funzioni di Ministro. Chi oggi processa Salvini processa tutto il Governo”.

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