Sono 144 i migranti a bordo della Lady Sham, nave cargo che ha condotto un’operazione di salvataggio coordinata dalla Guardia costiera libica. Nella notte tra il 21 e il 22 gennaio i migranti sono stati fatti sbarcare sulla costa libica e portati in un centro di detenzione per migranti. Da qui non possono uscire e hanno difficoltose comunicazioni con l’esterno.

Lo conferma a ilfattoquotidiano.it Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). A quanto risulta, le operazioni di sbarco nel porto di Misurata sarebbero state effettuate da pescherecci e non imbarcazioni della Guardia costiera libica, come avviene normalmente. Non si sa in quale modo i migranti siano stati convinti a scendere, visto che fino a ieri si erano dichiarati pronti a morire pur di non tornare in Libia. Secondo quanto riportato dall’ong Alarm Phone, che riceve le chiamate dai migranti in mare, l’equipaggio a bordo della Lady Sham avrebbe promesso ai migranti di portarli in Italia.

Le persone sbarcate si trovano debilitate e molto stanche, secondo quanto riscontrato dal personale Oim. Ci sono anche diverse donne incinte e minori. “Non ci sono persone in pericolo di vita”, sottolinea Di Giacomo. I migranti verrebbero da Nigeria, Marocco, Ghana, Egitto, Mali, Sudan, Chad e Bangladesh, riporta una nota della Guardia costiera libica a commento dell’operazione.

Oim e Unhcr, le due agenzie Onu che si occupano di rifugiati, criticano il fatto che la Libia venga ritenuta oggi un porto sicuro. “Considerato l’attuale contesto, in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani, i migranti e i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia”, scrive l’Unhcr in una nota, sollecitando gli Stati a “intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo aumentando le operazioni di soccorso coordinate e congiunte, ristabilendo procedure di sbarco rapide in porti sicuri, e revocando le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong”.

Il 21 gennaio Human Rights Watch ha pubblicato il rapporto “L’inferno senza scampo: Le politiche dell’Unione Europea contribuiscono agli abusi sui migranti in Libia”. L’ong internazionale ha registrato abusi (pestaggi e frustate) in quattro centri di detenzione ufficiali nella Libia occidentale. Qui ci sarebbero anche neonati tra i detenuti. “Nel 2018 – scrive Human Rights Watch – , quasi il 20 per cento dei migranti che hanno raggiunto l’Europa via mare partendo dalla Libia erano bambini”.

La Guardia costiera libica, in una nota, scrive che tra il 20 e il 21 gennaio ha condotto sulle sue coste 332 persone. Una di queste operazioni di salvataggio si è svolta a largo di Khoms, a metà tra Misurata e Tripoli. Qui la porta container Gesina Schepers ha salvato 104 migranti, tra cui 25 donne e 9 bambini. Informazioni queste che non possono essere ancora confermate dalle agenzie Onu, che ancora non hanno raccolto notizie in merito. Secondo il corpo militare libico, i migranti provengono da Ghana, Sudan, Sud Sudan, Eritrea, Yemen, Siria e Somalia. In tutto, tra domenica e lunedì, sarebbero 332 i migranti riportati a terra da navi coordinate dall’ufficio di coordinamento delle operazioni di salvataggio libico. Almeno due, per la Guardia costiera libica, i morti durante la traversata.

Articolo Precedente

Romania, ministero di Giustizia annuncia decreto d’emergenza. “Invalida centinaia di processi per corruzione”. Faro dell’Ue

next
Articolo Successivo

Muro di Berlino, chi l’ha costruito? A 30 anni dalla caduta è ancora un problema

next