Dmitry Rogozin, direttore generale della Roscosmos, l’agenzia spaziale di Mosca, ha informato la stampa internazionale di una prossima missione per installare, sul suolo lunare una “base scientifica federale” e per verificare se gli Usa hanno “realmente messo piede sulla Luna” perché gli americani hanno “fatto sparire ogni prova”. Le rocce lunari sarebbero, a suo dire, “scomparse senza lasciare traccia”. Qualcuno potrebbe informare l’ottimo direttore generale che la Nasa ha distribuito i campioni raccolti sulla luna a 135 Paesi diversi e di verificare se tutti e 135 sono scomparsi?

Dice sempre il mega-direttore-generale: “Tutte le prove degli allunaggi ormai non si trovano più”. Qualcun altro potrebbe consigliare lui e tutti i sostenitori delle teorie complottiste, di ogni ordine e grado, di consultare questo sito? Le foto scattate dal Lunar Reconaissance Orbiter, satellite da osservazione in orbita intorno alla Luna dal 2009, valgono mille parole. Si possono vedere le tracce delle camminate lunari e i solchi lasciati dai diversi veicoli utilizzati dagli astronauti. Come dite? Trattasi di immagini ritoccate con Photoshop o applicativi simili? Bene così. Non ci provo nemmeno. Nessuno è più tetragono all’evidenza scientifica di chi crede. Nulla può la scienza nei confronti di fede e superstizioni.

A dare manforte all’illuminato Rogozin, ecco a voi il Russian investigative committee, “equivalente” russo dell’Fbi, che ribadisce la necessità di “andare oltre la propaganda montata finora dagli Usa riguardo agli allunaggi” e fare “piena luce” sui programmi spaziali Nasa. Però, ci hanno messo 50 anni a svegliarsi. Forse non hanno ancora digerito di avere perso i primati raggiunti con le missioni Luna. Ovviamente gli americani hanno affermato, sdegnati, che si tratta di “mera provocazione” e comunque i russi non hanno i soldi per una missione investigativa diretta alla Luna. Non prima del 2031 nel migliore dei casi. Informatia e contro-informatia… che noia!

Gli europei tacciono. I cinesi rispondono con i fatti. Il 7 dicembre scorso hanno lanciato la missione Chang’e-4 (trattasi di cinese, si pronuncia scien’iè). Chang’e è la dea Luna nella tradizione cinese. L’interesse della Cina per la Luna è di lunga data – il lancio di Chang’e-1 è del 2007 – e tre sono le sue motivazioni di base. In primo luogo è una magnifica palestra per sviluppare tecnologie di punta: da quelle informatiche alle telecomunicazioni, sistemi di controllo, robotica, scienza dei materiali, ingegneria aerospaziale, per citarne solo alcune. Poi, permette lo sviluppo delle abilità e competenze di tecnici e scienziati cinesi per progettare e gestire, in modo del tutto autonomo, missioni spaziali di alta complessità. Infine c’è ovviamente la motivazione scientifica, in questo caso accoppiata all’inesauribile bisogno di primeggiare dei cinesi perché, trattasi di prima mondiale, si ha a che fare con la faccia nascosta della Luna. All’inizio di gennaio 2019, due sistemi –un’unità fissa e un veicolo robotizzato- alluneranno nel cratere von Karman all’interno del bacino Polo Sud-Aitken, per gli amici Spa. Un luogo molto particolare per la scienza lunare: si tratta di un enorme cratere di impatto di un grande meteorite – un buco di circa 2500 km di diametro, profondo circa 13 km – che ha esposto, forse, anche il mantello, lo strato sottostante la superficie lunare.

La parte nascosta della Luna è tutta da scoprire, diversa da quella che vediamo. Molto più montagnosa, con una composizione chimica diversa. Le unità robotizzate di Cheng’e-4 svolgeranno sondaggi e analisi per caratterizzare geologia, composizione di rocce e suolo, faranno osservazioni di radio astronomia ed esamineranno l’interazione del vento solare con la superficie lunare. Uno degli esperimenti verificherà come crescono delle piante nella debole gravità lunare e come maturano dei bozzoli di baco da seta. Inoltre, l’essere in grado di allunare, gestire una missione, trasmettere dati in modo continuo dalla faccia nascosta della Luna è prerequisito indispensabile per realizzare uno dei sogni dei radioastronomi, ovvero la costruzione di un grande radiotelescopio per osservare l’universo in condizioni ottimali, senza l’inquinamento elettromagnetico generato dalle nostre attività sulla Terra. La Luna infatti agisce da filtro anti-rumore.

A proposito di trasmettere dati in modo continuo. Per farlo, visto che la Terra è nascosta, occorre avvalersi di un ponte radio, compito del satellite Quèqiáo (鹊桥), lanciato il 20 maggio scorso, opportunamente parcheggiato nel punto di Lagrange L2 del sistema Terra-Luna. Si tratta di un punto nello spazio dove i campi gravitazionali di Terra e Luna, in orbita l’una rispetto all’altra, nonché quelli di eventuali masse rilevanti in gioco, forniscono esattamente la forza centripeta necessaria perché questa posizione nello spazio accompagni in modo simultaneo i movimenti dei due corpi. Si tratta di un primo esempio della Internet immaginata da Vinton Cerf, uno dei padri della Rete, molti anni fa: un router nello spazio, primo nodo della Internet di domani, dove Inter sta per Interplanetaria.

L’interesse cinese nel medio-lungo termine va ben oltre la semplice ricerca scientifica. Considerano la Luna una magnifica risorsa: energia, minerali rari, materie prime. Progettano insediamenti, sistemi di produzione, la colonizzazione del nostro satellite. I primi passi di astronauti cinesi sulla Luna sono previsti per il 2025. Naturalmente è sempre presente la dimensione geopolitica e geo-economica: “L’esplorazione lunare riflette la potenza complessiva di un Paese”, afferma, diplomaticamente, il professor Ouyang Ziyuan del Dipartimento esplorazione Luna e Spazio profondo, accademia cinese della scienza. Infatti, gli altri non stanno a guardare. Le agenzie spaziali di Usa, Europa, Russia, Giappone e Canada lavorano per mettere in orbita intorno alla Luna una stazione spaziale su cui gli astronauti che lavoreranno sulla Luna faranno tappa. Chissà che non riescano anche a fornire ai colleghi russi le prove tanto richieste della realtà delle missioni Apollo.

Di certo, negli anni a venire, ne vedremo di missioni lunari e ne vedremo anche delle belle quando cominceremo a litigare sulla proprietà del suo sfruttamento economico. Diritto romano, diritto anglosassone, civil law, common law: a quando la lunar law? Non so voi, ma a me manca già Pierrot.

Articolo Precedente

“Osiris-Rex ha rilevato tracce di acqua nelle rocce dell’asteroide Bennu”

next
Articolo Successivo

Sonda InSight, primo servizio fotografico da Marte: un mosaico di 11 immagini

next