Tra gli applausi dei deputati della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia l’Aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto sicurezza, summa della linea di Matteo Salvini sulla gestione dell’immigrazione, che secondo i sindaci aumenterà gli irregolari sul territorio. Dopo aver incassato il voto di fiducia martedì, il provvedimento è passato con 396 sì e 99 no. A favore, oltre alla maggioranza, anche FdI e FI. Nessuna esultanza da parte dei deputati pentastellati, 14 dei quali non hanno partecipato al voto. Altri 22 risultavano in missione. Subito dopo il voto Salvini ha stretto la mano a Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento che gli era seduto accanto. “Sono contento, è una giornata memorabile. Sono felice e soddisfatto”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno lasciando Montecitorio.

“Non ho partecipato, anziché votare contro, come segno di rispetto per il lavoro di chi si è speso per migliorare questo decreto. Con scarsi risultati”, ha detto Doriana Sarli all’Adnkronos. “Per come sono andate le cose alla Camera, non sono stati apportati miglioramenti per rendere il dl meno impattante sul tessuto sociale”, ha aggiunto Gilda Sportiello. Assenti, secondo l’agenzia, anche Valentina Barzotti, Santi Cappellani, Yana Chiara Ehm, Veronica Giannone, Riccardo Ricciardi, Giulia Vizzini e Luigi Gallo. Tutti, tranne Gallo, la settimana scorsa avevano firmato una lettera critica nei confronti del decreto Salvini indirizzata al capogruppo.

Dallo stop dei permessi per motivi umanitari alla cittadinanza più difficile – La legge elimina i permessi di soggiorno per motivi umanitari (sostituiti da permessi speciali temporanei concessi in casi particolari), prevede il trattenimento migranti nei centri di permanenza per un periodo che può arrivare a sei mesi e punta allo smantellamento della rete Sprar. Inoltre amplia la platea di reati che comportano la negazione o revoca della protezione internazionale: violenza sessuale, lesioni gravi, rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, furto in abitazione, traffico di droga. Si ampliano poi i termini (da 2 a 4 anni) per l’istruttoria della domanda di concessione della cittadinanza, che verrà concessa solo se si conosce l’italiano. Prevista anche la reintroduzione nel codice penale del “delitto di esercizio molesto dell’accattonaggio”, che verrà punito con l’arresto fino a sei mesi nonostante la Corte costituzionale abbia già bocciato una norma simile nel 1999, stabilendo che non poteva costituire reato la semplice richiesta d’aiuto economico. C’è pure una norma sui negozietti etnici: i primi cittadini potranno disporre, fino a 30 giorni, limitazioni agli orari di vendita degli esercizi commerciali interessati da “fenomeni di aggregazione notturna”.

Il richiamo di Mattarella all’articolo 10 della Carta – A ottobre, contestualmente alla firma del decreto, il capo dello Stato Sergio Mattarella aveva scritto al premier Giuseppe Conte per richiamarlo al rispetto degli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato” e in particolare a quanto “direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia”. L’articolo 10 prevede che “la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali” ma soprattutto dispone che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici“.

Decaro (Anci): “Così si creano più irregolari” – Sui contenuti del provvedimento si sono scatenate le proteste dell’universo che si occupa di accoglienza ai migranti e dei Comuni che gestiscono il sistema Sprar. Il presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, ha parlato di “passi indietro” perché “annullare la rete delle Sprar significa sconfessare l’accoglienza diffusa che in questi ultimi anni e anche negli ultimi mesi aveva permesso di evitare tensioni sociali all’interno del nostro Paese. Cancellare la protezione umanitaria non cancellerà quelle persone dal nostro territorio e creerà una serie di irregolari che poi ritroveremo nelle nostre comunità e sarà una responsabilità dei sindaci”. “Quelle persone nella migliore delle ipotesi – ha detto il sindaco di Bari – lavoreranno a nero, occuperanno abusivamente degli immobili, ma nella peggiore delle ipotesi diventeranno manovalanza della criminalità organizzata che è molto pervasiva in alcuni territori del nostro Paese”.

Libera, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Legambiente, Cgil, Cisl e Uil si sono opposti al decreto e lunedì 26 hanno organizzato un presidio di protesta. “Destano grande preoccupazione”, hanno spiegato, “le disposizioni relative alla protezione umanitaria e immigrazione – su cui anche il Consiglio superiore della magistratura ha rilevato aspetti di incostituzionalità – e che appaiono essere più come una risposta simbolica all’opinione pubblica che ai problemi concreti della protezione e della integrazione. Questo decreto che si appresta a diventare legge non promuove dignità, ma la toglie, ad esempio alle persone che hanno intrapreso un percorso di integrazione, lavorano in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato e in caso di diniego perdono il lavoro e il diritto di permanere sul territorio italiano, incentivando in tal modo sfruttamento e lavoro irregolare”.

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