“Vogliono farci passare come il partito del condono, ma la norma la chiedono i sindaci dei territori con le ricostruzioni al palo da due anni. Lo stesso Pd che ora puntano il dito a luglio aveva proposto una sanatoria a maglie ben più larghe, estesa anche alle nuove costruzioni”. Patrizia Terzoni è la deputata marchigiana del M5S firmataria, con il collega Tullio Patassini (Lega), di un emendamento al decreto Genova che va sotto il cappello di quella parolina – condono edilizio –  finita al centro della battaglia politica in scia alla precedente per Ischia e alla più recente che bussa direttamente a casa di Di Maio, in quel di Pomigliano D’Arco, dopo che Repubblica ha sollevato il caso di un abuso che il padre ha chiesto di sanare nel 1986 (quando il vicepremier non era nato).

Motivo di ulteriore polemica, è l’emendamento al “dl emergenze” atteso al Senato per i 140 comuni del centro Italia colpiti dai terremoti del 2016 che porta al 20% della cubatura la quota sanabile senza procedura per togliere le piccole difformità. In realtà non è una novità, perché l’articolo 39 ter era stato approvato alla Camera il 22 ottobre scorso. Legambiente, ha però ribadito la propria contrarietà, sostenendo (sul Sole24Ore di ieri) che la norma, in forza degli emendamenti di cui sopra, “costituisca un precedente pericoloso, agganciando la sanatoria alla ricostruzione successiva a una calamità”. Tanto è bastato perché anche questo pezzo del decreto finisse nel mirino dell’opposizione, il Pd in testa ma anche Leu.

“Ma non è un condono che premia gli abusivi”, insiste la portavoce Terzoni, ricordando come solo nelle Marche la ricostruzione riguardi almeno 45mila edifici. E come ben poco negli ultimi due anni si sia mosso. “Nei centri storici dei comuni del cratere – spiega a ilfattoquotidiano.it – la ricostruzione è bloccata da difformità anche minime che si sono stratificate nell’arco di decenni e rendono però impossibile oggi il riconoscimento del contributo. Noi abbiamo eliminato questo ostacolo mantenendo i massimi standard di sicurezza e tutela del paesaggio, visto che sono escluse le case interessate da interventi edilizi totalmente abusivi, per i quali sono stati emessi i relativi ordini di demolizione. Gli aumenti di volumetria sono consentiti solo nei limiti previsti dalle norme regionali sul Piano Casa, ma il contributo per la ricostruzione non viene calcolato sulla volumetria aggiuntiva”, chiarisce Terzoni.

La deputata ricorda poi che restano le sanzioni: in caso di difformità parziale sono calcolate in riferimento alla parte di opera difforme dal permesso, mentre in caso di doppia conformità, nella misura non superiore a 5.164 euro e non inferiore a 516 euro. Infine torna sulla polemica, ricordando come proprio i dem che oggi contestano l’emendamento, a luglio ne proposero uno ben più “generoso” nel decreto terremoto (dl 55/2018) a firma Verducci, idem Leu con Vasco Errani (pagine 82-88). “Ora lo negano, perché fanno una battaglia politica, ma volevano estendere la sanatoria anche a nuove costruzioni e mutamenti di destinazione d’uso”.

In serata parla anche il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, che pur essendo del Pd non boccia ma anzi benedice l’emendamento giallo-verde. “E’ da un anno – afferma in una nota il presidente – che chiediamo di portare al 20% la quota sanabile per togliere le piccole difformità. Avevamo previsto questa percentuale in una legge regionale, emanata a inizio sisma che è la stessa dettata dal “piano casa”, perché per sistemare una piccola difformità ci vogliono anche sei mesi e questi tempi scoraggiano i cittadini a mettersi in moto, rallentando molto la ricostruzione: ora la gran parte dei progetti può correre. L’obiettivo vero – dice Ceriscioli – non è dare una mano a chi ha fatto abusi ma accelerare il percorso di ricostruzione su questo segmento. E’ un grosso ostacolo ma oggi il ritmo di 30 pratiche a settimana è insufficiente”.

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