di Andrea Taffi

Ho fatto un sogno. Ho sognato che Luigi Di Maio, dopo le minacce (poi ritirate) di andare in procura a denunciare una indebita aggiunta sul testo del provvedimento istitutivo della cosiddetta pace fiscale (o condono: ognuno lo chiami come crede), tornasse in tv da Vespa e annunciasse l’immediata e irrevocabile decisione del Movimento 5 stelle di rompere l’alleanza di governo con la Lega.

Certo, visto il delicatissimo momento politico, dentro e fuori dall’Italia, il mio più che un sogno sembra un incubo. Eppure (credo) non è così, perché nel mio sogno Luigi Di Maio si sfogava e raccontava a Vespa e a tutti gli italiani che il rapporto con Salvini e la sua Lega non poteva proprio più continuare.

Lui, Di Maio, aveva sino a quel momento fatto di tutto per assecondare il suo alleato di governo, dimostrandosi (a quello scopo) disposto anche a perdere i consensi di parte del suo elettorato, a passare da leader politico incoerente e smanioso solo di potere e di poltrone. Ma adesso – dopo il tentativo di Salvini di fregarlo su una questione così importate per i 5 Stelle come il rifuggire da ogni impunità per gli evasori e i riciclatori – la misura era colma e non rimaneva altro che la rottura di ogni rapporto di governo con la Lega.

E alla obiezione di Vespa che così facendo consegnava il Paese nelle mani della destra pura rappresentata dal trio Salvini-Belusconi-Meloni, Luigi Di Maio calava l’asso e dichiarava il suo amore verso il Pd (non renziano). Sì, diceva ai candidati alla segreteria del Pd – tutti (in un modo o nell’altro) apertamente schierati contro Matteo Renzi e i renziani – che la crisi di governo e le future elezioni non avrebbero dovuto spaventare, anzi avrebbero rappresentato la vera opportunità di dare all’Italia un grande governo di sinistra (di varia natura e composizione, ma pur sempre di sinistra) voluto e amato non solo dal popolo italiano, ma anche dall’Europa.

Di Maio, nel mio sogno, tornava a proporre un alleanza col Pd, senza però chiamarla “secondo forno”, ma, all’opposto rivendicandola con forza. E per dimostrare la sua sincerità, prometteva di non toccare la Legge Lorenzin sui vaccini, di non modificare le norma sulla legittima difesa, di non fare nessuna pace fiscale. Prometteva, persino di rivedere il reddito di cittadinanza per renderlo digeribile al Pd e all’Europa.

Poi mi sono svegliato, e ho letto che la crisi tra Movimento 5 stelle e Lega è finita e che tutto è tornato come prima. Allora mi sono chiesto: quale dei due scenari è quello giusto? Quello che ho sognato o quello che sto (che stiamo) vivendo? Non lo so e non mi rimane altro che aspettare quello che succederà quando, fra qualche giorno, sarà scaduto il tempo che la Commissione europea ha concesso all’Italia per rivedere i conti della manovra e quando, con molta probabilità, il governo giallo-verde risponderà che la manovra va bene così. Uno scenario futuro senza precedenti che mi fa chiedere a me stesso cosa, tra ciò che viviamo e ciò che ho sognato, sia il l’incubo.

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