“Perché il 2,4% di rapporto deficit\pil è troppo? Che cosa fa l’Europa? Tiene il pilota automatico? Va contro un iceberg e dice: ‘Abbiamo solo il pilota automatico’. Questo sta facendo”. E ancora: “Cosa dobbiamo fare con una politica monetaria che cambia segno e con il rallentamento della crescita internazionale?”. Il ministro agli Affari europei Paolo Savona ha incontrato per più di due ore i giornalisti alla sede della stampa estera a Roma e usando provocatoriamente la metafora del Titanic ha difeso la manovra del governo Lega-M5s. Se solo venerdì 5 ottobre la commissione Ue ha espresso “preoccupazione” sulla nota di aggiornamento al Def, oggi l’economista ha rivendicato l’intervento da una parte dando garanzie di stabilità, dall’altra avvertendo che se dovesse arrivare lo stop da Bruxelles la crisi sarebbe poi un fatto “grave per l’Europa e per il mondo”: “Il programma di governo presentato”, ha detto, “è da un punto di vista di logica economica molto preciso e, a mio avviso, moderato e necessario. Il 2,4% di deficit è il minimo per muoversi in una condizione di cautela e moderazione. Nessuno può dire che questa nostra nota di aggiornamento al Def metta in dubbio la stabilità finanziaria dell’Italia e dell’Europa, siamo abbastanza forti per reggerla. La sfida è sulla realizzazione degli investimenti”. E “se l’Unione europea si mettesse in una posizione conflittuale?”, è stata la domanda. “Io non lo so, deciderà il popolo non io, io mi metto da parte”, ha detto il ministro arrivando ad evocare un suo passo indietro nel caso in cui venisse bocciata la misura. Savona, nel suo lungo discorso, ha quindi garantito che “nessuno nel governo vuole l’uscita dall’Europa” e che “alla fine troveremo un punto di incontro”. Sulle polemiche a distanza tra i vicepremier e Bruxelles, ha commentato: “Non posso impedire alle persone di parlare e mi batto perché possano farlo. Ma se i commissari europei reagiscono per un 2,4 senza aver letto ancora la nota al Def, vuol dire che c’è di mezzo la campagna elettorale delle Europee“. E nel merito ha anche difeso i suoi colleghi di governo: “Alcune provocazioni, con un certo stile” sono “piuttosto pesanti” ha detto, in riferimento al botta-risposta tra il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e il vice premier Matteo Salvini. Tuttavia, ha detto, “il messaggio che il mercato insegnerà agli italiani come votare” io lo trovo molto più insultante di quello che risponde ‘non è sobrio quando parla’”. Perché “Salvini e Di Maio possono essere intemperanti fuori, ma una cosa è l’intemperanza e altra è la responsabilità di governo di cui sono perfettamente consapevoli. Altrimenti gli elettori li manderanno a casa”. E ha concluso: “Queste due forze rivoluzionarie sono entrate in Parlamento, adesso devono governare”,

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Savona, nel lungo discorso davanti ai cronisti stranieri e italiani, ha anche detto di non condividere la decisione di aver messo “tecnici” in posizioni chiave del governo. Ai tempi la scelta arrivò dopo lunghe trattative e mediazioni e colpì lo stesso Savona, che in un primo momento gli alleati volevano proprio al ministero dell’Economia. “Io riesco a discutere di economia con Di Maio e Salvini e altri colleghi”, ha dichiarato oggi rispondendo alle domande, “e se nei posti chiave hanno chiamato quattro tecnici qualche coscienza ce l’hanno. Io personalmente non l’avrei fatto”. E ha precisato che sono stati scelti dei tecnici sia al Mef, sia agli Esteri sia al suo Ministero, sia alla presidenza del Consiglio. “E il punto è che la responsabilità se la deve prendere il popolo che vota e non il tecnico”.

Oggi tra Roma e Bruxelles è stata un’altra giornata di tensione, anche se con il tentativo del presidente della Camera Roberto Fico di mediare. Proprio l’esponente 5 stelle ha incontrato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e ha detto di aver convenuto che “bisogna abbassare i toni”. Sul fronte italiano, Savona ha lavorato in questo senso difendendo il testo a livello formale: “La manovra”, ha detto, “è corretta, cauta e per certi versi moderata”, visto per altro che si poteva fare anche di più. In ogni caso il governo si è impegnato tra le altre cose a una verifica trimestrale dei conti e se ad esempio si accorgesse che il deficit è sfuggito di mano “bisognerà intervenire e gli strumenti per intervenire ce li abbiamo”. Le previsioni per il futuro, tuttavia, appaiono più rosee delle attese, tanto che il ministro si è detto “convinto che la crescita italiana possa arrivare al 2% invece dell’1,5% e al 3% invece che all’1,6%” nel prossimo biennio.

Una conferma della validità dell’operato del governo è arrivata, a suo dire, anche dalla reazione “moderata” dei mercati. Tanto che il ministro Savona ha detto che a preoccuparlo non sono i mercati, ma piuttosto lo scontro politico: “I mercati si sono comportati moderatamente, la prova dei mercati l’abbiamo superata”, ha detto. “Siamo più spaventati dello scontro politico tra élite conservatrici che portano avanti politiche deflazioniste e le forze riformiste che vogliono che l’Europa faccia qualcosa per cambiare. Il mercato ha retto bene, è più saggio di quanto non sia lo scontro politico in corso”. E ha aggiunto che, “adesso i mercati aspetteranno il pronunciamento delle agenzie di rating”. Quindi un messaggio generale di stabilità, accompagnato da un avvertimento molto preciso rivolto a Bruxelles. l rischio paventato dal titolare del dicastero agli Affari europei è quello di una “crisi finanziaria”: “La speranza”, ha detto, “è che non ci sia uno scontro in Europa che si traduca in una crisi finanziaria che non interessa a nessuno”. Savona ha avvertito che “con l’instabilità politica in Italia succederebbe qualcosa di veramente grave in Europa e nel resto del mondo”. Una previsione drastica, poi subito ammorbidita: “Penso che alla fine troveremo un punto di incontro“.

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