Massimo Moratti presidente della FederCalcio: è la pazza (forse impossibile) idea di Andrea Agnelli per mettere le mani sul pallone. Il 22 ottobre la Figc torna al voto: finisce il pessimo commissariamento del Coni, c’è da scegliere un nuovo capo. In pole position c’è Gabriele Gravina, candidato da Serie C e Dilettanti, mentre la ricca Serie A si ritrova ancora una volta all’angolo, come sempre divisa fra la corrente bianconera e quella lotitiana. Così il patron della Juventus ha pensato di provare a ribaltare la partita con una mossa a sorpresa: il ritorno in campo dello storico presidente dell’Inter, un tempo suo arcinemico, stavolta nelle vesti di guida illuminata del calcio italiano (che ai grandi club farebbe molto comodo).

In effetti, Moratti è il grande nome che avrebbe potuto anche sparigliare il tavolo: uscito dal mondo del pallone nel 2013 (quando ha ceduto la quota di maggioranza dei nerazzurri a Thohir), suscita ancora grande affetto nei tifosi, e rispetto in tutti i suoi ex colleghi, anche rivali. Ha storia, esperienza, tradizione: sarebbe stato difficile dirgli di no, per chiunque. È questo il requisito fondamentale: domenica scadono i termini per presentare le candidature. La Serie A è schiacciata dalle categorie minori che fanno valere il loro peso e si sono coalizzate sul capo della Serie C, Gabriele Gravina. Avrebbe bisogno di un miracolo per tornare in gioco, e non è nemmeno in grado di esprimere un’alternativa, visto che in Lega non c’è una vera maggioranza, tra l’egemonia di Agnelli, le trame del solito Claudio Lotito, gli interessi di Urbano Cairo e l’imprevedibilità di Aurelio De Laurentiis. Ma se sul tavolo ci fosse un profilo come Moratti, garante delle big, ecco che i vari pezzi avrebbero anche potuto combaciare. E poi avrebbero potuto unirsi i calciatori di Damiano Tommasi (pronto a saltare dall’altra parte della barricata dopo aver rotto l’alleanza con le categorie minori), la Serie B, chissà chi altro.

È curioso come la Juventus, che giusto sei mesi fa aveva appoggiato Gravina alle ultime elezioni sfociate nel commissariamento, stavolta sia fra le più attive nel cercare un’alternativa al dirigente pugliese. La spiegazione non è semplice: Agnelli si sente sempre più politico, è a capo dell’Eca (l’associazione dei club europei), ha cacciato Marotta per dirigere direttamente la società, muove tanti fili in Lega calcio. In Federazione, però, non ha mai attecchito e ora rischia di scivolare ancora più indietro: con l’addio di Marotta perderà il posto prezioso di consigliere federale; e poi la nuova gestione Gravina tra i suoi primi atti allontanerebbe Michele Uva, potente direttore generale della Figc vicino alla famiglia Agnelli. Così è nata l’idea Moratti, anche attraverso la mediazione del figlio Angelomario, che col rampollo juventino ha sempre avuto buoni rapporti. La leva è la passione di Massimo per il calcio, la sua nostalgia per i bei tempi nerazzurri non è un mistero: gli manca il pallone, a cui ha dato tanto per anni, lui stesso ha confessato di aver fatto persino un pensierino all’acquisto del Bari dopo il fallimento del club pugliese (poi ripartito dalla Serie D sotto la guida di De Laurentiis). Oggi avrebbe dovuto anche esserci un pranzo a Milano fra i due ex rivali, alla presenza del numero uno della Lega calcio Gaetano Miccichè: a quanto pare non si è mai tenuto.

Lusingato dall’interesse dei grandi club, stuzzicato dall’idea del grande ritorno, Massimo Moratti avrebbe già fatto un mezzo passo indietro: sconsigliato dagli amici sull’opportunità di mettersi in gioco in una partita che pare già persa e che non è neppure la sua. A 73 anni, con una storia importante alle spalle, non avrebbe senso mettersi in gioco senza avere alle spalle una coalizione forte, con altissime probabilità di rimediare una batosta alle urne: forte del patto di ferro fra Serie C, Dilettanti, arbitri e allenatori, Gravina può contare già sul 63% dei voti. La Serie A (spalleggiata dal Coni, a cui evidentemente non è bastato il commissariamento di Fabbricini) sta provando a scardinare l’alleanza: la Juventus è in prima fila, ma a questo punto qualsiasi tentativo pare destinato a fallire; non basta il possibile favore dei calciatori e la speranza di rosicchiare qualche voto qua e là per vincere. Se di qui a domenica non dovesse saltar fuori un’alternativa credibile (Moratti o chi per lui, non è facile trovarla in queste condizioni), Gravina potrebbe anche essere candidato unico alle elezioni del 22 ottobre. Agnelli, che in Figc negli ultimi anni non ne ha mai azzeccata una (è sempre stato dalla parte del candidato perdente) dovrà rassegnarsi all’ennesima sconfitta politica. Moratti si accontenterà dei ricordi.

Twitter: @lVendemiale

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