Ricordo con nostalgia quanto ci si appassionava a discutere e polemizzare pro e contro la candidatura della propria città alle Olimpiadi, invernali o generali che fossero. Nella stessa Torino è accaduto attorno alla candidatura che portò alle Olimpiadi Invernali del 2006. E’ accaduto a Milano  in passato, è accaduto a Roma recentemente. La disputa sulle Olimpiadi a Roma, attraversata dal ribaltone politico elettorale della vittoria di Virginia Raggi e dai precedenti o contemporanei casi giudiziari è stata forse l’ultima della fase in cui c’era anche uno scontro tradizionale sui Grandi eventi. I radicali arrivarono vicini a riuscire a indire un referendum.

Prima della decisione definitiva di Roma di rinunciare, c’è stato comunque un discreto movimento, sia a favore che contro. Questa volta la vicenda ha interessato attivamente forse al massimo qualche centinaio di persone a Torino, più che altro per i problemi interni di un Movimento 5 stelle diviso  tra una tradizione contraria ai Grandi eventi e la nuova vocazione governista. A Milano e Cortina mi pare che la questione abbia coinvolto solo i ristretti gruppi dirigenti amministrativi ed economici.

Ma da quel momento, da quando con Torino sono entrate in competizione Milano e Cortina –  è cominciata una partita, una sfida campanilista che si è vieppiù complicata col passare dei mesi. Dato che nel frattempo sono venute avanti emergenze umanitarie e civili ben più gravi – come i respingimenti dei profughi e ora l’imminente tentativo di sopprimere di fatto il permesso umanitario spingendo  decine di migliaia di giovani nella condizione di “clandestinità” – è comprensibile che molte delle persone che come me in altri tempi si sarebbero appassionate alla questione adesso se ne siano sostanzialmente disinteressate, a parte qualche partigianeria politica. Ma anche la lettura politica prevalente, ovvero M5s = Torino , Pd =Milano, Lega = Cortina, risulta assai parziale.

Forse che il Pd torinese e piemontese tifava Milano? E i cinquestelle di Cortina tifavano Torino?  Il campanilismo, pardon, l’interesse locale suppongo abbia prevalso nelle tifoserie, rispetto alla cosiddetta appartenenza politica. Non sto sostenendo che la maggioranza della popolazione sia contraria alle Olimpiadi, sia ben chiaro. E’ probabile anzi che sia favorevole e in ogni caso tutta questa tensione sulle candidature è avvenuta e avviene perché sindaci e governatori, in primis, sono convinti che gli elettori siano per lo più favorevoli. Più che una partita di veri e accertati interessi economici si sta giocando una partita di interessi politici e di consenso locale, che ovviamente  il governo non è in grado né di dirimere né di mediare. Non si è riusciti così neanche a discutere  la questione di fondo che suona più o meno così: perché in tutto il mondo ci sono sempre meno città che si candidano e in Italia invece succede il contrario?

Mi riferisco in particolare proprio alle Olimpiadi invernali. Solo tre giorni fa si è ritirata anche la città giapponese di Sapporo. Là dove sono stati richiesti e si sono tenuti i referendum locali. ultimo a Sion in Svizzera –  sono stati vinti dal no alla candidatura olimpica. Qui da noi vere passioni mobilitazioni progettazioni innovative pro-olimpiche non si sono viste, ma l’opinione, mi pare anche nei pochi sondaggi, era ed è favorevole.

Qui gli oppositori  delle Olimpiadi non hanno neanche osato proporre i referendum perché erano convinti di perderli.  Gli italiani son più furbi? Più creduloni? Più olimpici? Più distratti? Non so, è una strana situazione.

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