“Ho deciso: non c’è alcun conflitto di interesse, ma rinuncio per ragioni di personale sensibilità. Siamo il governo del cambiamento, non voglio che anche solo il sospetto di poter lucrare un vantaggio da questa posizione possa offuscare la mia carriera personale e possa agli occhi dei cittadini che ci hanno votato creare un qualche sentimento negativo“. Con queste parole e con un video di neanche tre minuti postato sulla sua pagina Facebook, il premier Giuseppe Conte ha messo la parola fine sulla questione della sua partecipazione al concorso per una cattedra da professore ordinario di diritto privato all’Università La Sapienza di Roma. Una domanda di partecipazione, quella del presidente del Consiglio, presentata prima del suo incarico alla guida dell’esecutivo gialloverde.

“RINUNCIO PER SENSIBILITA’ PERSONALE. IL GOVERNO DURERA’ 5 ANNI”
Conte ha fatto notare a certa stampa di aver scritto enormi falsità (e ha fatto vedere una pagina di Repubblica, oscurando però il nome dell’autore dell’articolo). Prima di annunciare la sua decisione si è rivolto alle opposizioni, che lo hanno accusato di scorrettezza e “di cercare addirittura un dopolavoro non confidando sulla durata di questo governo”: “Fatevene una ragione – ha detto – lo dico a tutti gli oppositori, questo governo durerà 5 anni”.

Dopo la rinuncia ufficiale del presidente del Consiglio, fonti di Palazzo Chigi hanno escluso che Luigi Di Maio o Matteo Salvini abbiano chiamato il premier Giuseppe Conte prima della sua comunicazione. Non c’è stata assolutamente alcuna telefonata – proseguono le stesse fonti – e nessuno s’è permesso di chiedere nulla. È stata una valutazione che ha fatto personalmente il Presidente del Consiglio. E anzi – concludono le stesse fonti – avrebbe potuto tranquillamente non rinunciare ma l’ha fatto per ragioni personali.

10 SETTEMBRE – POLITICO.EU: “NESSUNA RINUNCIA, CONTE HA SOLO RINVIATO IL TEST D’INGLESE”
La vicenda del concorso è diventata di pubblico dominio la settimana scorsa ed è ritornata d’attualità oggi, dopo il secondo articolo di Pubblico.eu sull’argomento. “Giuseppe Conte resta in corsa nonostante le critiche” ha titolato il sito internet, secondo cui la novità è che Conte ha chiesto di posticipare la sua prova di inglese perché impossibilito a partecipare per impegni istituzionali, confermando quindi la sua intenzione di prendere parte alla selezione. Molti, però, erano convinti che il premier avesse già deciso di rinunciare al concorso. Da dove è nato questo cortocircuito? Dall’interpretazione sbagliata di una dichiarazione del diretto interessato. Ecco come sono andati i fatti.

6 SETTEMBRE – LE PAROLE DI CONTE: “LUNEDI’ NON POTRO’ ESSERCI”
I progetti accademici del capo del governo erano stati resi noti sempre da Politico.eu il 6 settembre
. Lo stesso giorno, durante la conferenza stampa di presentazione del Ddl Anticorruzione, Conte ha confermato la notizia e aggiunto tre particolari non di poco conto: a sua avviso non c’era alcuna incompatibilità; “per impegni istituzionali” non sarebbe stato presente al test di inglese in programma il 10 settembre (oggi, ndr); in virtù della sua “nuova vita”, avrebbe “riconsiderato questa posizione con molta attenzione“. In molti, agenzia Ansa compresa, hanno valutato e tradotto quel “riconsiderare” in un “rinunciare” al concorso. Eppure Conte non ha mai utilizzato la parola rinuncia. Così quando oggi (data fissata per il test di inglese) gli altri candidati si sono presentati all’esame di lingua e, come riportato sempre da Politico.eu, hanno appreso della richiesta del premier di rinviare la sua prova, chi ha creduto in una rinuncia ha accusato Conte di aver commesso una scorrettezza o, peggio, una furbata. Che non c’è stata perché il presidente del Consiglio non ha mai annunciato di voler rinunciare al concorso.

ECCO PERCHE’ CONTE PUO’ PARTECIPARE AL CONCORSO”
Il primo agosto e il 4 settembre, del resto, il processo di selezione era andato avanti, con la giuria che ha valutato pubblicazioni e curriculum del professor Conte, la cui candidatura è restata in corsa fino a stasera. La giuria, del resto, non aveva sollevato problemi di incompatibilità, nonostante le regole in materia della Sapienza stessa, la legislazione del 2010 sulle università che prevede il divieto per i funzionari pubblici di avere incarichi in università pubbliche e uno statuto del 1980. Nella fattispecie, se avesse deciso di non rinunciare, il presidente del Consiglio Conte, in base alle norme che regolano i concorsi universitari, avrebbe avuto due opzioni per partecipare al bando per la cattedra di diritto privato. La prima sarebbe stato un ulteriore allungamento dei tempi del concorso, con eventuale slittamento di circa due mesi rispetto al limite dei sei mesi previsti. La seconda, invece, la revoca momentanea dell’aspettativa dall’università per permettergli di partecipare al bando.

COME FUNZIONA LA LEGGE
Secondo quanto prevede il regolamento che disciplina il reclutamento dei professori universitari, inoltre, le commissioni giudicatrici sono tenute a concludere i propri lavori entro sei mesi dalla data di pubblicazione del decreto di nomina. Per comprovati ed eccezionali motivi, il ministero dell’Istruzione può concedere per una sola volta una proroga del termine non superiore a due mesi. Nel caso in cui i lavori non siano conclusi entro quei termini, il ministero sostituisce la commissione assegnando un nuovo termine per la conclusione dei lavori non superiore a sei mesi. Nel caso in cui Conte avesse vinto il concorso, avrebbe potuto comunque mantenere la richiesta di aspettativa nei confronti dell’università e quindi ‘congelare’ la sua nuova cattedra fino a data da destinarsi. Secondo l’Ansa, inoltre, il regolamento non prevede casi di conflitto di interessi. Gli unici a poterlo segnalare potevano essere i commissari, ad esempio in caso di parentela con uno dei candidati o, eventualmente, gli altri partecipanti al concorso attraverso un ricorso. Se sul piano formale, quindi, la strada seguita da Conte sembrava non presentare alcuna criticità, restava eccome la questione di opportunità politica e istituzionale di un premier che partecipa a un concorso pubblico mentre è in carica. Eventualità cancellata con la rinuncia, che ora è diventata ufficiale.

IL PD: “BUGIE DI CONTE TESTIMONIANZA DEI FALLIMENTI DEL GOVERNO”
Oggi, come detto, era in programma il test di inglese. Gli altri due candidati (gli studiosi Giovanni Perlingeri e Mauro Orlandi) si sono regolarmente presentati e a loro la commissione esaminatrice ha chiesto se volessero sostenere l’esame in giornata o se volessero farlo in futuro, insieme a Conte, che – come annunciato il 6 settembre – non poteva esserci per impegni istituzionali. Sia Perlingeri che Orlandi hanno deciso di aspettare il loro collega giurista, nel frattempo divenuto premier, ma fino a oggi pomeriggio in corsa per il posto da ordinario in virtù di una domanda presentata quando ancora non era entrato in politica. Nella fattispecie, si trattava di una sorta di trasferimento da Firenze – dove è professore ordinario – a Roma, per riavvicinarsi al figlio. La notizia in questione non è mai stata commentata da La Sapienza. Dal Partito democratico, invece, sia il 6 settembre che oggi hanno duramente attaccato il capo del governo. “Doppia ‘mandrakata‘ di Conte: prima prova a fare un concorso in violazione della legge; poi annuncia di essersi ritirato. E invece no: Conte non ha rinunciato al concorso alla Sapienza, #bastafurbate” twitta il deputato Pd Andrea Romano. Il collega di partito Filippo Sensi, invece, si è chiesto: “Sul suo concorso universitario Giuseppe Conte aveva detto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, che la sua veste di Presidente del Consiglio gli ‘imponeva di riconsiderare questa procedura in corso’. Ora pare che non abbia riconsiderato abbastanza. Rinuncia al concorso o no?”. Chi non ha dubbi è Silvia Fregolent, sempre del Pd: “Conte non si è ritirato dal concorso per professore all’università La Sapienza perché sa che il suo governo durerà ancora per poco e sta già cercando una nuova occupazione. Le sue bugie sono la più efficace testimonianza dei fallimenti della maggioranza giallo-verde”. “Il premier Conte evidentemente è un mentitore seriale. Non è vero che si era ritirato dal concorso, ma ha solo spostato la data del test di inglese. È un palese, ripetuto, grave conflitto di interesse per un presidente del Consiglio, seppure solo formalmente in carica” ha scritto invece la senatrice Caterina Bini, componente dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd al Senato. La deputata dem Alessia Morani, invece, ha presentato un’interrogazione al governo.

DI MAIO: “SPETTA A CONTE DECIDERE IL DA FARSI”
Sulla questione ha detto la sua anche il vicepremier Luigi Di Maio: “Io ero in conferenza stampa con lui quando vi ha detto che avrebbe riconsiderato il suo impegno in vista dell’incarico da presidente del Consiglio – ha detto – un ruolo che sicuramente all’inizio di quest’anno era abbastanza inaspettato. Quindi va in linea con la sua riconsiderazione – ha concluso – poi ovviamente riconsiderare il suo impegno fa parte di decisioni che prenderà”.

IL NEW YORK TIMES: “CONTE STA CERCANDO UN LAVORO DI RISERVA?”
Tutta la vicenda del concorso è stata analizzata anche dal New York Times. Che in un titolo pone la seguente domanda: “Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva?”. Nell’articolo si legge: “Giuseppe Conte, trovandosi a ricoprire un incarico tradizionalmente precario, ha cercato di evitare di mettere tutte le sue uova in un paniere professionale perseguendo una posizione di riserva come insegnante in un’università di Roma. La svolta: il paniere in questione è il governo italiano. E Conte è il premier”. “La notizia della scorsa settimana – prosegue il quotidiano – che il signor Conte sta continuando a perseguire un lavoro di emergenza, nonostante sia diventato primo ministro della quarta economia d’Europa, non ha esattamente ispirato fiducia in un governo populista e anti-establishment che molti in Italia vedono come una grave minaccia per l’Unione europea. E il piano di riserva per un ritorno all’Università di Conte è solo l’ultimo episodio di alcune settimane scomode per la coalizione di governo”.

Il New York Times, quindi, fa riferimento al crollo del ponte Morandi, che “ha rilevato una spaccatura ideologica nella coalizione tra la Lega, favorevole alla privatizzazione, e il Movimento Cinque Stelle, che ha chiesto allo Stato di prendere possesso di importanti progetti infrastrutturali“. Quindi, il nuovo attacco hacker ai danni della piattaforma Rousseau dei M5s, che ha sollevato ancora una volta domande sulla sicurezza di un portale utilizzato dal partito per i voti interni. E infine, la sentenza del tribunale di Genova “per congelare i fondi della Lega guidata da Matteo Salvini nell’ambito di un’inchiesta sulla corruzione. Una mossa che rappresenta una minaccia per il suo partito“. “Ma Conte, il premier che molti credono sia controllato da Salvini e da Di Maio, si è concentrato sulla costruzione di una carriera di altro tipo. Continuando a perseguire il lavoro alla Sapienza, programmato prima di diventare primo ministro, – ha spiegato il Nyt – Conte ha attirato critiche da parte dell’opposizione e sostenitori del buon governo che hanno suggerito che stava violando le leggi”. Come risposta, ha continuato il quotidiano statunitense, Conte ha citato “impegni istituzionali” che impediscono la sua partecipazione al test di inglese previsto oggi. “E ha aggiunto che ‘come giurista’ non ha visto alcun conflitto di interessi, aggiungendo di aver trovato risibile l’idea che avrebbe dovuto sostenere un esame di inglese pur avendo condotto riunioni di alto livello, tra cui, ‘aver parlato con Trump'”.

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