Sulla questiona migranti “c’è una crisi politica in Europa” causata “dall’assenza di solidarietà” tra gli Stati. O meglio: “Quello che succede in Italia lo abbiamo creato politicamente in Europa”. Il presidente francese Emmanuel Macron, intervenendo alla Conferenza degli Ambasciatori e illustrando quelle che saranno le linee guida della sua politica estera per i prossimi mesi, ha affrontato anche il tema degli sbarchi e i rapporti con il nostro Paese dopo il caso della nave Diciotti. “Quello che è successo in Italia lo abbiamo prodotto politicamente con la nostra assenza di solidarietà”, ha detto. Solo venerdì 24 agosto, mentre i 150 migranti erano bloccati nel porto di Catania senza che il Viminale avesse dato il via libera allo sbarco, il vertice a dodici a Bruxelles si è chiuso senza che gli Stati membri siano riusciti a trovare un accordo nemmeno su una dichiarazione di intenti comune. “Ma questo giustifica il discorso xenofobo, semplicistico?”, ha continuato Macron. “Non lo credo. Credo che questi stessi xenofobi non apportino alcuna soluzione al male che denunciano“. “I populisti”, ha continuato, “cercano solidarietà da parte di quelli da cui vogliono separarsi. Non funziona così. E inoltre quelli che portano la voce del nazionalismo e dell’unilateralismo si trovano d’accordo per denunciare l’Europa ma raramente trovano una soluzione comune anche per loro stessi, l’asse di cui si parla non porta soluzioni”.

Il pensiero è già alle elezioni Europee che rinnoveranno il Parlamento di Bruxelles nella prossima primavera. E se ancora la campagna elettorale non è partita ufficialmente, il tema migranti si preannuncia essere uno di quelli su cui si concentreranno le principali forze politiche. Anche per questo Macron, di fronte agli ambasciatori, ha sottolineato la necessità “che la Francia con i partner costruttivi e la Commissione Europea” faccia fronte alla questione migratoria, “creando un dispositivo permanente, che rispetti i diritti, solidale ed efficace”. Durante la crisi di quest’estate, “la Francia ha accolto più di 250 rifugiati ed è stato uno dei Paesi europei ad averne accolti di più”, ha detto. Secondo il presidente francese “è una crisi politica perché non abbiamo avuto la capacità di rispondere in modo adeguato alla sfida” di fronte a noi. “L’Italia è contro la mancanza di solidarietà in Europa sul tema dei migranti ma è favorevole ai fondi strutturali se si ascoltano alcuni esponenti, ma Conte ha una linea più strutturata”.

Il presidente francese ha anche annunciato che “nei prossimi mesi” presenterà un progetto di rafforzamento della sicurezza in Europa, aggiungendo che gli europei “non possono più basarsi esclusivamente sugli Stati Uniti“. “Dobbiamo trarre tutte le conseguenze dalla fine della guerra fredda. Faremo una riflessione su questi temi con tutti i partner dell’Europa, fra cui la Russia. Sta a noi oggi prenderci le nostre responsabilità e garantire la sicurezza e quindi la sovranità europea”. Quanto alla partecipazione della Russia alla “riflessione” sul rafforzamento della sicurezza europea, ha affermato che “precondizioni a reali progressi con Mosca” saranno dei “progressi sostanziali verso la risoluzione della crisi ucraina e il rispetto del quadro Osce”. Macron ha detto che proporrà di “rivisitare l’architettura europea della difesa e della sicurezza”, lanciando un “dialogo rinnovato sulla cybersicurezza, le armi chimiche, gli armamenti classici, i conflitti territoriali, la sicurezza spaziale o la protezione delle zone polari, in particolare con la Russia”.

Macron ha anche parlato della situazione in Libia, ribadendo la sua determinazione a portare avanti l’accordo concluso a maggio a Parigi fra le diverse parti in causa in Libia che prevede in particolare l’organizzazione di elezioni a dicembre. “Credo”, ha dichiarato, “molto profondamente al ripristino della sovranità libica in questo Paese diventato teatro di tutti gli interessi esterni, il nostro ruolo è far avanzare l’accordo di Parigi”. Sulla Siria, infine il presidente ha detto che “mantenere Bashar al-Assad al potere sarebbe un errore fatale”. Anche se, ha specificato, non è compito della Francia nominare i futuri leader di questo Paese devastato da sette anni di guerra. “Chi ha provocato questi milioni di rifugiati, chi ha massacrato il suo stesso popolo? Non spetta alla Francia nominare i futuri leader della Siria, ma è nostro dovere e nostro interesse assicurare che il popolo siriano sia in grado di farlo. La situazione è allarmante”, ha aggiunto. “Il regime non mostra alcuna volontà di negoziare una transizione politica”.

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