“Non dovremmo drammatizzare i cambiamenti politici. L’area euro è formata da 19 Paesi, in ognuno dei quali si tengono elezioni. E può essere che ci siano visioni differenti da quelle precedenti. Ma l’importante è che siano discusse all’interno dei trattati, anche se contemplassero cambiamenti. Del resto stiamo discutendo se ampliare l’unione monetaria. E’ importante però che le discussioni siano portate avanti con un linguaggio che non distrugga il progresso raggiunto dai Paesi a prezzo di grandi sacrifici“. Così il presidente della Bce Mario Draghi ha commentato l’evoluzione politica italiana nella conferenza stampa dopo la riunione del board che ha deciso la riduzione degli acquisti di titoli fatti attraverso il quantitative easing da 30 a 15 miliardi al mese da ottobre a dicembre, per poi portarli a zero da gennaio in poi.

“L’euro è irreversibile“, ha ribadito Draghi. “E’ irreversibile perché è forte, perché la gente lo vuole e perché non porterebbe benefici a nessuno metterne in discussione l’esistenza”. “Può solo fare danni“, ha sottolineato l’ex governatore di Bankitalia, spiegando che la sua osservazione “vale in entrambi i sensi”, e cioè sia nei confronti di movimenti euroscettici in Italia che del dibattito aperto in Germania dall’economista Clement Fuest. In ogni caso, ha rimarcato, nonostante le tensioni dell’ultimo periodo “il contagio non è stato significativo, abbiamo registrato un notevole rialzo dei rendimenti sovrani legato a una maggiore incertezza politica ma non abbiamo visto davvero un rischio di ridenominazione del debito”. Risale a metà maggio la diffusione della prima bozza del contratto di governo tra M5s e Lega in cui era prevista anche la richiesta alla Bce, poi eliminata, di cancellare 250 miliardi di debito italiano. Da allora i Btp hanno sperimentato un considerevole rialzo dei tassi e si sono allargati gli spread con gli omologhi tedeschi e di altri Paesi, fino a massimi pluriennali. “E’ stato solo un episodio locale”, ha rassicurato però il presidente della Bce. “Negli anni 2011 e 2012 la situazione era del tutto differente. C’era una mancanza di fiducia su diversi Paesi contemporaneamente e la cornice istituzionale dell’euro non era così sviluppata. Adesso abbiamo molte più salvaguardie contro questo rischio”.

“Nessuna cospirazione dietro il calo degli acquisti di Btp a maggio” – “Non c’è stata nessuna cospirazione“, ha poi risposto Draghi, sorridendo, a chi gli ha chiesto conto dei minori acquisti di Btp italiani effettuati a maggio dalla Bce e se questo potesse essere letto come una reazione alla formazione di un governo con elementi euroscettici. Il presidente della Bce ha sottolineato che quanto successo “non è niente di nuovo, fa parte di regole comunicate tempo fa e concordate”, ma anche che “in quel mese, a maggio, non solo Italia, ma anche Francia, Belgio e Austria hanno visto calare la loro quota” e che “a maggio l’acquisto di 3,6 miliardi di bond italiani è stato più alto dei 3,4 di gennaio e marzo”.

Da ottobre a dicembre acquisti dimezzati a 15 miliardi, poi lo stop – Come da attese, l’Eurotower ha annunciato i tempi di uscita dal piano straordinario di stimolo dell’economia dell’Eurozona lanciato nel marzo 2015, grazie al quale la spesa per interessi sul debito pubblico sostenuta dall’Italia è calata di diversi miliardi di euro l’anno. Gli acquisti di titoli caleranno a ottobre da 30 a 15 miliardi al mese e continueranno a quel ritmo fino a fine dicembre. Poi saranno azzerati. La decisione è stata unanime. Draghi ha ricordato che il qe era subordinato a progressi sul fronte di un aumento dell’inflazione verso livelli vicini al 2%. L’analisi fatta dal governing board ha concluso che c’è stato un “sostanziale progresso” in quella direzione” e che c’è “terreno per essere fiduciosi che questa evoluzione continuerà nel periodo futuro”. L’Eurotower è comunque “pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria” se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario.

Continua il reinvestimento dei bond che arrivano a scadenza – Il programma di acquisto titoli dunque “non sta scomparendo, ma rimane nella cassetta degli attrezzi” della banca centrale, e quindi potrà sempre essere usato “per contingenze che ora non vediamo”. E Francoforte continuerà a reinvestire il capitale dei bond acquistati che giungono a scadenza “a lungo dopo la fine degli acquisti netti, e in ogni caso per tutto il tempo necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. Per quanto riguarda i tassi di interesse, il direttivo della Bce ha indicato che “si aspetta restino ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata alle attuali aspettative”.

Ridotte le stime di crescita dell’Eurozona – La Bce ha tagliato le stime di crescita del pil dell’Eurozona nel 2018 che ora si assestano a +2,1%, mentre ha confermato quelle per il 2019 (+1,9%) e per il 2020 (+1,7%), ha spiegato Draghi. Di conseguenza ritiene che “serva ancora un ampio livello di accomodamento monetario, che sarà dato dagli interventi” che andranno avanti fino alla fine del 2018, “dal notevole stock di asset” acquistati con il qe e dai “conseguenti reinvestmenti” dei titoli in scadenza.

Spread in salita prima dell’annuncio, poi il differenziale si restringe – L’attesa dell’annuncio sulle cui conseguenze si dividono da tempo economisti e politici, in mattinata aveva spinto al rialzo gli interessi pagati dai Buoni del Tesoro poliennali a dieci anni che sono arrivati al 2,87%, portando il differenziale di rendimento rispetto agli omologhi tedeschi, lo spread, a 238 punti rispetto ai 232 della vigilia. Dopo l’annuncio il tasso del Btp che è sceso intorno al 2,75% e lo spread è sceso e ha chiuso la seduta a 232 punti. Anche la Borsa di Milano, che aveva aperto in negativo, dopo le parole di Draghi ha accelerato fino a chiudere a +1,22 per cento.

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