In una delle zone più belle della Toscana c’è chi tenta di riscrivere la storia. La frazione boscosa della Consuma, a 1050 metri sul livello del mare nel Comune di Pelago, a metà strada tra Firenze e Arezzo, si ritrova infatti al centro di una disputa che ha per involontario protagonista nientemeno che San Francesco d’Assisi. E con Consuma quattro Comuni (Pontassieve, Rufina, Pelago e Poppi) sono pronti a opporsi alla Regione Toscana che vorrebbe far passare la “via di San Francesco” da un altro itinerario.

Operatori economici e associazioni di volontariato della zona da circa 20 anni sono impegnati nel mantenimento delle attività e dei servizi lungo il tracciato della Via di San Francesco che da Firenze risale l’Arno fino a Pontassieve, prosegue verso la Consuma, scende nel Casentino e poi si eleva fino al Santuario della Verna dove, nel 1213 (80 anni prima che la chiesa vi fosse edificata) San Francesco si ritirò “con alcuni suoi confratelli, i quali vivevano sempre come lui in alcune grotte naturali scavate negli scogli” come indica, per esempio, la Nuova guida del viaggiatore in Italia del 1876. Quella “Via di San Francesco” è quindi conosciuta da secoli, percorsa da innumerevoli pellegrini, ma nonostante ciò dal 2017 esiste un progetto della Regione (che può contare anche su una dotazione di circa 20 milioni di euro per i più generici “Cammini religiosi”) per valorizzare i percorsi francescani, ma in realtà per spingere i pellegrini del terzo millennio a transitare lungo un altro itinerario che da Firenze si dirige verso Rignano sull’Arno – Comune citato spesso nelle cronache per altri motivi – e da qui sale verso Vallombrosa, sede dell’abbazia fondata nell’XI secolo dalla comunità dei monaci benedettini di San Giovanni Gualberto.

La decisione della Regione Toscana di promuovere “Le vie di San Francesco” (al plurale per comprendere anche quella storica) preoccupa la comunità della Consuma che, riunitasi in comitato, è pronta a dar battaglia: un po’ perché quella, e non altre, è “La via di San Francesco” anche se esistono altri itinerari storici (sin dai tempi degli Etruschi e dei Romani) come la via Ghibellina che, guarda caso, tocca proprio Rignano sull’Arno e Vallombrosa – ma questa con San Francesco non ha niente a che vedere – e un po’ perché, oltre a essere più lunga, secondo le autorità forestali è anche più pericolosa, soprattutto nelle ventose giornate d’inverno. E oggi, come otto secoli fa, perché scegliere una via più difficile e più lunga, se ne esiste una più breve e facile?

La Via di San Francesco che attraversa la Consuma presenta un programma di tappe attualmente ben organizzate, collegate da percorsi agevoli e mantenuti con servizio di ospitalità effettuato sinergicamente in rete tra le varie strutture (basti pensare al semplice, ma indispensabile servizio che le strutture ricettive attuano di trasporto dei bagagli da una tappa alla successiva, liberando dal peso i pellegrini che possono così spostarsi a piedi). Ad oggi il viandante si trova quindi a transitare su questo percorso in sicurezza ed è supportato da servizi e assistenza messi in piedi dalle varie strutture ricettive. Non sono pochi, infatti, i casi – nel corso degli anni – di pellegrini che, spossati e stanchi, sono stati “recuperati” dagli operatori nel mezzo del percorso, contribuendo così a creare e consolidare un cammino sicuro e apprezzato sia in Italia, sia all’estero.

Ci sono poi le fonti storiche, che riportano fatti accaduti in determinati luoghi, lungo lo scorrere del tempo, che permettono una maggiore aderenza del presente alla storia. Per esempio da tempo immemorabile alla Consuma vi era un’osteria di sosta per viandanti, citata anche dal Pievano Arlotto in una sua novella; inoltre all’epoca di San Francesco la viabilità tra Assisi-La Verna e la comunità francescana di Santa Croce a Firenze era essenziale, sia per i frati francescani, sia per i pellegrini. Quindi il passaggio dalla Consuma risultava preferito per evitare il cosiddetto mal passo della Crocevecchia (lungo il percorso che da Pontassieve e Rignano porta a Vallombrosa e che Dante definì mala via), per la minore altezza rispetto al passo della Consuma.

Per non parlare del miracolo che proprio San Francesco avrebbe compiuto lungo la via che porta il suo nome (e che testimonierebbe la sua presenza proprio su quel tragitto): come riporta Saturnino Mencherini nella Guida illustrata della Verna all’inizio del Novecento (citando un testo di Fra Mariano da Firenze) durante il quarto viaggio il Santo fece scaturire l’acqua da una roccia a Madonna dei Fossi (poco sotto la Consuma) perché la comunità di 500 anime in estate rischiava di morire di sete. Qualche secolo dopo, in prossimità del tabernacolo eretto nel luogo del miracolo, avvenne la miracolosa guarigione di un giovane, della quale si ha notizia grazie a un testo di metà XVII secolo – “Scripturae spectantes ad oratorium Virginis Mariae de fossis Plebatus Pomini 1650-1663” – che fa ovviamente riferimento anche al primo miracolo di San Francesco. Da mesi la comunità della Consuma afferma che consuetudine, convenienza e documenti storici concordano sulla necessità di riconoscere che La via di San Francesco è quella che transita per la piccola frazione boscosa e che, di fronte a progetti innovativi, ai pellegrini deve essere detta comunque la verità. In archivi e biblioteche le “tracce” francescane di quel percorso abbondano. Ma evidentemente non bastano.

La Regione minimizza e ha già dichiarato che non terrà conto di indicazioni storiche provenienti da fonti non pubbliche: “Ad affermare che quella della Consuma è una Via di San Francesco – afferma Stefano Romagnoli, dirigente della Regione Toscana – sono dei privati. Non c’è alcuna certificazione pubblica, che è invece ciò di cui abbiamo bisogno”. Per Romagnoli “il nostro progetto, che è ancora in una fase iniziale, stiamo cercando di riportare unità nell’insieme di cammini religiosi che solcano la Toscana, almeno 8. Lo facciamo soprattutto per interesse regionale, in particolare per intensificare l’attrattività, lo sviluppo economico e per far vivere grandi esperienze. L’importante è che questi cammini rispondano a requisiti di fruibilità, sicurezza e manutenzione, e che i Comuni coinvolti facciano rete, compresi anche quelli ai quali, se diamo loro una mano, forse non continueranno a spopolarsi”. L’armonia d’intenti, tuttavia, al momento non c’è, mentre la Storia da riferimento costante per fatti e opinioni diventa una coperta da tirare dalla parte che fa più comodo.

Articolo Precedente

Xylella, il lassismo ha prodotto il disastro. Ma ora va studiata l’origine del batterio

next