Prima del voto i continui distinguo, dopo la batosta ecco il de profundis: il sindaco di Milano Beppe Sala considera definitivamente archiviata l’esperienza di Matteo Renzi alla guida del Pd. “ha fatto la sua parte, si passi oltre” ha detto il primo cittadino del capoluogo lombardo, a margine dell’inaugurazione di Tempo di Libri. “Il punto è trovare delle persone che abbiano la capacità di collaborare. Però nessuno è insostituibile” ha aggiunto, specificando che “non vuol dire che la politica italiana passerà oltre Renzi, ma che in questo momento il Pd deve essere affidato ad altri”. Gentiloni, ad esempio? “Ha dimostrato di avere una grande capacità: quando è stato messo a cavallo poteva essere uno dei tanti ed è stato bravo” ha spiegato Sala, anche lui assolutamente contrario a un alleanza di governo col Pd. “Assolutamente no. Non è possibile, dopo che non c’è stato nessun percorso di avvicinamento decidere adesso – è il pensiero del sindaco – Ci fossero stati tavoli e temi su cui si fosse trovato un consenso poteva avere un senso. Ma ora da 0 a 100 non è possibile”. Come sbloccare la situazione? “I cinque Stelle e Salvini facciano il loro governo. Non credo che il Pd, se si metterà in una posizione di antagonismo e dirà di no a tutto, anche a buone idee, farà una cosa saggia, ma credo che sia proprio sbagliato per il Pd pensare di non stare all’opposizione. È il ruolo che in questo momento – ha concluso – anche un po’ ci meritiamo“.

Tornando alle diatribe interne e al futuro prossimo del Pd, Sala ha sottolineato che quello di “lunedì è un passaggio importante. Lo dico senza ambiguità, credo che le dimissioni di Renzi debbano essere più chiare”. Nella fattispecie, Sala non trova saggio “che debba essere lui a governare questo passaggio così delicato. Che, tra l’altro, prevede l’elezione di presidenti di Camera e Senato e la formazione del nuovo governo. Se ti dimetti ti dimetti“. Le colpe dell’attuale situazione, tuttavia, non può essere addossata tutta a Renzi: “Non è certamente stato l’unico ad aver sbagliato, lo abbiamo fatto un pò tutti – ha ammesso -, però le dimissioni non vanno fatte così. Decidi di andartene? Bene. Fai spazio a chi deve manifestare la voglia di dire la sua. Io lo farò in termini di contribuzione al dibattito, ma sono certo che il mio servizio al Pd e alla sinistra sia far funzionare Milano“.

Milano, appunto. Che nel pensiero di Sala deve essere il biglietto da visita dell’Italia. “I 5stelle hanno stravinto al Sud, con le loro nuove promesse. Ma noi possiamo vivere con l’ennesima profezia di rinascita del Mezzogiorno? Magari accadesse – ha detto a Repubblica – ma per il presente, a chiunque governi, io suggerisco di guardare a Milano. Il biglietto da visita dell’Italia non può essere che Milano”. Per il sindaco, la lezione della sinistra milanese al Pd è “la condivisione. La lealtà. Le differenze dentro il centrosinistra – ha spiegato – vanno valorizzate, ma da sette anni a Milano chi vuole bene alla sinistra ha trovato il collante e sa parlarsi chiaro”. Diversa la situazione in Lombardia: “Se si fa l’analisi del voto regionale, viene fuori che Attilio Fontana ha sommato i voti di Roberto Maroni e dell’ex sindaco Gabriele Albertini – ha spiegato – Viceversa il Pd, nonostante l’ottimo Giorgio Gori, ne ha persi mezzo milione. Posso esserci tante cause, ma tu Matteo Renzi, se dici che fai il treno elettorale, ci devi stare da mattina a sera, se no perdi, com’è successo, il controllo dei territori”.

Tornando al Pd, il sindaco si è detto contrario a nuove primarie: “Chiedere adesso agli elettori di andare a scegliere il segretario? Ma dai, sfatiamo il mito, oggi sarebbe più utile un pacchetto di persone che suggerisca dove andare e come e con chi”. Dove andare? Il Pd, per Sala, dovrebbe farsi sentire “sull’europeismo che è necessario. Sui diritti. E sulla Flat tax, alla quale sono radicalmente contrario. Chi ha vinto le elezioni – ha sottolineato – sostiene che a lungo termine si possano immaginare dei vantaggi, però è molto difficile che l’Italia regga il lungo termine. E se non regge, che facciamo, bancarotta? Inoltre, la gradualità delle tasse è una conquista della sinistra. Chi ha di più, paghi di più”. “A Di Maio e Salvini vorrei dire che è una cosa tremenda, e difficilissima, firmare carte delicate ogni giorno. Nessuno dei due l’ha fatto – ha aggiunto Sala – Passare da ‘nessun governo’ a ‘governo del paese’ mi sembra un po’ tanto. Dopodiché, in campagna elettorale sono stati bravissimi. E se Di Maio ha cavalcato un’onda, riuscire a trasformare la Lega in un partito nazionale è stata la vera impresa”. Poi ha aggiunto: “Le votazioni hanno dimostrato che le persone vogliono volti nuovi. Anche Berlusconi cerca di stare incollato alle parole, dice ‘Farò il regista’, ma la gente non vuole più nemmeno lui”.

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