L’uno dice che se “dopo il voto non c’è maggioranza chiara, serve fare una legge elettorale e tornare alle urne” e si rivolge agli elettori di sinistra: “Non disperdetevi in un momento così difficile e così pericoloso”. L’altro rivendica i risultati che ritiene di aver raggiunto al governo, ma avverte che bisogna controllare il disagio e non lasciarlo proliferare. Walter Veltroni e Paolo Gentiloni salgono insieme sul palco del Teatro Eliseo a Roma, tratteggiano scenari futuri e tracciano un bilancio degli ultimi anni di governo. Mentre per Matteo Renzi il Pd è a un bivio: “O tra una settimana siamo il primo partito e il primo gruppo parlamentare e quindi cruciale per la prossima legislatura per evitare che si torni indietro, oppure sarà il Paese ad avere problemi”.

Il fondatore del partito democratico allontana le larghe intese: “Dopo il voto, se non c’è maggioranza chiara, serve fare una legge elettorale con un premio di maggioranza, e tornare alle urne. Cito me e Renzi: serve sapere chi vince le elezioni la sera del voto”. Poi ricorda la campagna elettorale del 2008, quella in cui Silvio Berlusconi era “il principale esponente dello schieramento a noi avverso” e spiega che ancora oggi “è e sarà il principale esponente dello schieramento a noi avverso”.

Ma la lotta sarà dura e la colpa, lascia intendere, è di Liberi e Uguali: “In molti collegi la divisione nella sinistra lascerà il campo agli schieramenti della destra”. Dove non c’è questa divisione, come nel Lazio, dice Veltroni, “invece, vincerà e ne sarò felice con Nicola Zingaretti“.  Poi l’appello: “Non sono un fan dell’unità a tutti i costi, ma voglio dire a chi oggi si sente nell’angolo: non disperdetevi in un momento così difficile e così pericoloso. Anche se avete rabbia, aiutate questa Italia ad accendere la luce”.

La preoccupazione per il voto e il risultato che le urne restituiranno il 4 marzo sono anche al centro dell’intervento di Gentiloni: “Questo voto non è uno tra i tanti e fidatevi: questa volta il voto è davvero molto importante, c’è molto in palio tra i blocchi e più che delle ricette di governo”. Il presidente del Consiglio spiega che “c’è un’alternativa molto radicale e che riguarda i fondamenti delle nostre società” e spiega che il Pd rappresenta “la sinistra di governo” e “non è un abito fuori stagione ma è proiettato verso il futuro”. “Noi – dice – abbiamo dimostrato di essere credibili e affidabili“. Per questo, ha spiegato a La Repubblica, “non sono possibili voti a dispetto in libera uscita“.

“Era partita male questa legislatura e ha ottenuto risultati fondamentali oggi perché ci rendono credibili”. Per quanto riguarda il lavoro, ad esempio, secondo Gentiloni “ci sono molti Paesi europei, come la Svezia, che ha molto più part time di noi, che ce la battiamo con la Germania“. “Il precariato – ha aggiunto – è una questione globale, e poi c’è chi dice che è il frutto del Jobs Act, ma per favore…Quella legge ha aiutato la qualità del lavoro“. Tuttavia, non rinnega che il disagio esista e ci sia ancora molto da fare, per esempio sui temi ambientali: “Se si propaga il disagio non avremo altri autunni caldi, ma una stagione di nuove chiusure – avverte il presidente del Consiglio – Se non affrontiamo il disagio rischiamo di non trovarci più il nostro popolo: per questo guai a rifugiarsi nei numeri dei risultati, dobbiamo riprendere la sfida del lavoro“. E fissa l’obbiettivo: rilanciare l’occupazione “dei giovani, soprattutto del Mezzogiorno, e delle donne“.

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