L’Italia è in preda a una crisi profonda, non solo di natura economica, ma anche e soprattutto culturale e morale. Stiamo sprofondando in un abisso e riemergono i nostri peggiori incubi: fascismo, con omaggi di politici di varia estrazione alle virtù di Benito Mussolini; razzismo, con migranti e rifugiati fatti bersagli delle peggiori frustrazioni e sfogatoio per malesseri che hanno ben altra origine, che però disonestamente molti non ammettono; mafia, che grazie alla finanziarizzazione è oggi forte come non mai e riannoda significative alleanze con vari settori politici; individualismo e menefreghismo, che si manifestano mediante evasioni fiscali e contributive e abusivismi vari che vedono in prima fila imprenditori vari.

La situazione sociale è pessima e va peggiorando: povertà diffusa e crescente; disoccupazione giovanile; fuga dei giovani e dei cervelli; degrado crescente di scuola, università e ricerca.
La classe politica ha raggiunto livelli senza precedenti di squallore culturale ed umano. Renzi, compiuta la sua missione storica di restituire lo scettro a Berlusconi, si appresta a un’imbarazzante competizione senza pietà con Minniti ed altri per stabilire chi dei sopravvissuti politicanti dem sarà ammesso a saltare sulla zattera del Caimano, mentre il buon Gentiloni si candida a successore di Prodi come candidato dell’alternanza o a erede di Monti come espressione di un governo bipartisan completamente succube della Germania (e degli Stati Uniti). La destra si rafforza attingendo spregiudicatamente agli incubi nazionali di cui sopra, approfittando di un’opinione pubblica fiaccata da lunghi anni di berlusconismo, centrosinistra e renzismo. I Cinquestelle deludono e la svolta a destra di Di Maio ha comportato, come prevedibile, l’afflusso nelle liste pentastellate di più di un personaggio poco raccomandabile, oltre a stemperare brutalmente i connotati di un programma che presentava qualche aspetto positivo. Liberi ed Uguali, lista guidata da persona di grande dignità come Pietro Grasso, e con elementi interessanti nel suo programma, risente però purtroppo a sua volta delle logiche perverse della politica politicante, oltre ad accogliere tra le sue fila non pochi di coloro che furono responsabili a suo tempo di scelte sciagurate su vari piani, D’Alema in testa.

Situazione apparentemente disperata, come si vede.

Siamo un popolo di smemorati. Il ricordo della Resistenza è ormai sbiadito. La tutela dell’onore antifascista è lasciata ai giovani, non certo pochi, che hanno manifestato di recente a Macerata il 10 febbraio contro la tentata strage razzista compiuta da Traini, unico attentato terrorista avvenuto in Italia negli ultimi anni,e contro i tentativi dei fascisti di manifestare a Bologna, Napoli e altrove. Dall’altra parte un ministro degli Interni che sembra la caricatura di Tambroni. Forza Nuova e CasaPound, raggruppamenti che dovrebbero essere sciolti a norma di Costituzione e di leggi dello Stato, godono da molte parti dei favori delle forze dell’ordine quasi che fascismo e nazismo fossero idee come le altre, una posizione da ultimo smentita dalla magistratura.

A una crisi radicale va data una risposta radicale e non ci si può certo illudere di arginare il fascismo, il razzismo, gli egoismi dei poteri forti continuando ad alimentare coloro le cui colpe ed omissioni sono alla base di tali fenomeni. Sono in molte e molti a capirlo e crescono ogni giorno di più. Nonostante l’evidente boicottaggio dei media si sta manifestando un crescente consenso nei confronti di “Potere al popolo”, che secondo i sondaggi supera il 3% ed è certamente destinato a raggiungere un ottimo risultato: l’unica lista che si propone di rifondare dal basso la democrazia italiana in crisi dando spazio e voce alle vittime della crisi economica, senza distinzione di origine, etnia, religione, genere ed altro. Va riattivato un canale di partecipazione diretta tra società e istituzioni ed esistono già molte proposte utili a invertire la nostra attuale disastrosa rotta levando di mezzo la classe politica degli incompetenti e dei corrotti e costruendo un polo di effettiva alternativa aggregando le forze migliori esistenti anche in altri schieramenti. Per tutti questi motivi l’unico voto utile il 4 marzo è quello al “Potere al popolo”. Una storia nuova, per tornare a fare la storia. Una storia che non si fermerà certo il 4 marzo, perché l’Italia ha bisogno di un’alternativa di sistema. Una lista che raccoglie crescenti consensi anche secondo i sondaggi ufficiali, destando preoccupazioni diffuse fra lorsignori e scatenando reazioni violente da parte dei neofascisti come il gravissimo accoltellamento di stanotte a Perugia.

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