La sua esperienza con la magistratura è chiusa, finita. Francesco Bellomo è stato destituito con voto quasi unanime dal Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, organo di autogoverno dei magistrati del Tar e del Consiglio di Stato, ma l’ex giudice fa ancora lezione agli aspiranti magistrati. È quanto ha documentato La Stampa, con un reportage nell’hotel dove alloggiano gli allievi della sua scuola “Scienza e Diritto” nei giorni che precedono l’esame di Stato, iniziato oggi alla Fiera di Roma con la prima delle tre prove in programma.

Attorno a lui, scrive il quotidiano torinese, dopo tre ore di lezione ci sono “quattro ragazze in minigonna”, una delle famose clausole fatte firmare alle sue allieve che gli sono costate la toga. Bellomo non vuole parlare, dice solo: “Continuo a insegnare, sì. Qual è il problema?”. Attorno a lui due guardie private che “proteggono” l’ex giudice e le sue allieve nella hall dell’Holiday Inn Eur Parco dei Medici, dove ha tenuto l’ultimo “ripasso” prima del concorso a una cinquantina di corsisti. “A me non interessa ciò che fa Bellomo. È considerato un genio del diritto e il mio obiettivo è solo quello di passare questo concorso”, spiega a La Stampa una ragazza fuori dall’aula. “Credo che sia tutto vero. Ma a me non interessa. Come può vedere sono vestita in modo normale. C’è un’ampia libertà di scelta. Chi vuole vestirsi in quel modo lo fa”, dice un’altra.

Bellomo è indagato in due procure, a Bari e Piacenza. Secondo la denuncia del padre di una delle giovani, che ha fatto scoppiare il caso anticipato da Il Fatto Quotidiano l’8 dicembre scorso, alle borsiste venivano imposte minigonne, tacchi a spillo e trucco marcato, oltre alla risoluzione del contratto se si fossero sposate. Le ipotesi di reato contestate vanno dall’estorsione alle minacce fino agli atti persecutori. A seguito delle denunce, anche il pm di Rovigo Davide Nalin, assistente di Bellomo, è stato sospeso dal Csm. Pesante, secondo la ricostruzione delle vittime, il clima che si respirava all’interno della scuola, dove le borsiste sarebbero state selezionate in base a scelte di carattere privato e sentimentale e sottoposte a un sexy “dress code”.

Emblematico il racconto di una delle vittime, Rosa Calvi, 28 anni: “Mi chiese subito della mia vita privata – racconta la giovane – quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: ‘Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione’”. Pochi istanti dopo “provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata”.

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