Quello appena concluso sarà ricordato come un altro anno di discreti guadagni per il ramo danni delle compagnie assicurative italiane che, ancora una volta, dovrebbero essere riuscite a far quadrare i conti tra il calo fisiologico del mercato Rc Auto e i propri doveri di risarcimento. E il 2018, grazie anche all’ultima Legge di Bilancio, promette ancora meglio. Vallo a dire ai consumatori, che sempre più spesso devono armarsi di ostinazione e pazienza per ottenere i dovuti risarcimenti. A tracciare i confini di un business che si sta reinventando facendo slalom tra le necessità dei consumatori e quelle degli azionisti, va precisato, non è il Codacons, bensì la stessa lobby degli assicuratori, l’Ania. Secondo le stime dell’associazione delle compagnie, le assicurazioni hanno archiviato il 2017 con quasi 32 miliardi di premi raccolti nel ramo danni (+1%), mentre la vigilanza tiene il conto dei reclami dei consumatori (90 gli esposti al giorno nel 2016) e della loro fondatezza (almeno uno su tre). Ne emerge un quadro in cui la strategia di business è molto più cristallina di quel che non sembrerebbe a un occhio distratto: gli affari riprendono quota principalmente grazie a due fattori: la mano pubblica e la distrazione del consumatore.

GLI AFFARI RIPRENDONO QUOTA – Un esempio per tutti: dal 2009 al 2016, sul mercato italiano si è assistito a un aumento esponenziale aumento dei guadagni delle compagnie sia pure in un contesto di redditività più basso rispetto a Paesi come la Germania o la Gran Bretagna. A fronte di una flessione di oltre 4 miliardi dei premi danni, a parità di costi di gestione, le compagnie nella Penisola hanno potuto contare su un calo di circa 8 miliardi alla voce importi liquidati e da liquidare (oneri relativi a sinistri) con un contestuale aumento dei guadagni di poco inferiore ai 3 miliardi. Sempre secondo l’Ania, nel solo 2016 i guadagni netti del settore danni sono ammontati a 2,1 miliardi su un totale di premi incassati (riassicurazione esclusa) di quasi 30 miliardi a cui sono corrisposti 18,7 miliardi di sinistri liquidati o potenzialmente liquidabili. Da notare che sulla base delle regole europee sulla contabilità delle compagnie, la cifra include anche i contenziosi di cui però non c’è il dettaglio né nei dati Ania né nei bilanci delle società. Il risultato è che a spanne esiste una differenza di quasi 11 miliardi tra quanto incassato e quanto potenzialmente pagato dalle compagnie. Di questa somma circa 8 miliardi se ne vanno in spese di gestione e 3 restano in tasca alle società.

ARRIVANO I PRIMI FRUTTI DELLE NOVITA’ NORMATIVE –  L’Ania, nelle sue stime sul 2017 nota “un rallentamento dei tassi di riduzione dei premi del ramo r.c. Auto” accompagnato da “un ulteriore sviluppo di tutti gli altri rami danni”. Ovvero salute, casa, rischio di perdita del posto di lavoro e attività professionali (+2,9% a quasi 19 miliardi). In particolare il ramo malattia, il secondo dopo l’Rc auto, farà la parte del leone con un tasso di crescita del 7%, “come conseguenza di una maggiore domanda di copertura per i rischi legati alle spese mediche e interventi chirurgici, soprattutto di polizze collettive legate a strumenti di welfare integrativo aziendale; il volume dei premi di questo ramo supererebbe i 2,5 miliardi a fine anno”, come spiega il rapporto Ania sull’Assicurazione Italiana 2016-2017. Che conferma così come il merito della crescita del mercato delle assicurazioni danni non auto sia quindi in buona parte ascrivibile agli ultimi due ultimi governi. Alla fine del 2016 l’esecutivo di Matteo Renzi ha infatti introdotto importanti incentivi a favore del welfare aziendale sottraendo un miliardo di risorse alle casse pubbliche e favorendo lo sviluppo di polizze sanitarie ad hoc come chiesto dalle compagnie. Roma ha poi anche deciso di rendere obbligatorie alcune assicurazioni professionali. E’ il caso dei medici e delle strutture sanitarie e più recentemente degli avvocati. Infine il governo Gentiloni ha completato l’opera con l’ultima legge di Bilancio in cui ha concesso detrazioni (19%) a partire dal 2018 sulle polizze per la casa contro le calamità naturali.

I CONSUMATORI VOGLIONO SODDISFAZIONE – Le compagnie, però, stando ai dati snocciolati dall’Ivass non ringraziano. Almeno, non direttamente. Se infatti nelle città italiane fioccano ricche sponsorizzazioni come l’illuminazione natalizia della galleria milanese targata Unipol, i centralini dell’Ivass sono letteralmente intasati di telefonate dei consumatori. Gli esposti presentati nel 2016 all’autorità di vigilanza sull’attività delle compagnie assicurative, che ha ricevuto 130 chiamate al giorno per lamentele dei consumatori sulle polizze assicurative, sono stati oltre 21mila, quasi 90 per giorno lavorativo. Principalmente in relazione al ramo danni e, in particolare, alle polizze Rc Auto (18.699, pari all’87% del totale). Il dato sale fino a quota 120.435 reclami se si considerano tutti gli esposti che hanno raggiunto le compagnie italiane nel 2016. E segnala una flessione (5,3% per Ivass e 1,7% per le imprese del settore) rispetto ad un anno prima, ma dimostra in maniera inequivocabile come il rapporto tra cittadini e compagnie assicurative sia tutt’altro che pacifico. E questo nonostante i premi pagati dai primi continuino ad essere fonte di discreti guadagni per gli assicuratori, che pure in questi anni stanno beneficiando di una discreta mole di “stimoli” pubblici.

QUESTIONI DI TIMING – Però quando viene il loro turno di pagare sono abilissimi a prendere tempo. Non a caso del totale dei reclami, più di un terzo (6.971, il 36,7%) sono poi totalmente accolti dall’azienda e il dato sale ancora se si considerano anche  i reclami solo parzialmente accolti dalle imprese (3.163 casi, il 16%). Segno che, dopo un’iniziale resistenza ad accogliere le istanze dell’assicurato, la compagnia si vede costretta a ricredersi. Ma intanto ha guadagnato tempo e risparmiato denaro. Già, perché ovviamente i ricorsi vertono principalmente su questo: “I consumatori lamentano, in primo luogo, ritardi e inefficienze nelle procedure di gestione e liquidazione dei sinistri“, scrive l’Ivass nella relazione annuale 2016. Notevole, poi, il fatto che “i reclami riguardanti il sistema di risarcimento diretto – nel ramo danni – evidenziano un incremento dell’8,7%, passando da 4.991 a 5.424, mentre per i sinistri r.c. auto gestiti in base alle regole del risarcimento ordinario si registra una flessione del 18,1%, pari a oltre 400 reclami”, evidenzia l’autorità di vigilanza. Che certifica come il pomo della discordia, nel 72,8% dei casi, sia la liquidazione del danno, cioè il momento in cui realmente la compagnia assicurativa deve svolgere il suo ruolo di soggetto incaricato di coprire il rischio per cui è stato pagato un premio.

I PROBLEMI INIZIANO QUANDO SI TRATTA DI PAGARE – “Dall’analisi dei reclami è emersa anche per il 2016 una rilevante concentrazione dei motivi di insoddisfazione dei consumatori nel ramo r.c. auto e in particolare nell’area liquidativa, per ritardi nella liquidazione dei risarcimenti dei danni e per la non corretta evasione delle richieste di accesso agli atti dei fascicoli di sinistro”, si legge nell’ultima relazione annuale della vigilanza. Questo vuol dire che i consumatori accusano le compagnie di pagare in ritardo e/o di essere poco trasparenti quando invece sarebbero tenute e motivare chiaramente le proprie decisioni in tema di risarcimenti. Ed è proprio per queste note dolenti che l’Ivass è intervenuta su alcune assicurazioni con una lettera datata 15 dicembre 2016 in cui le compagnie sono state “richiamate a rivedere entro il 30 aprile 2017, anche attraverso l’analisi dei reclami, i propri processi liquidativi, a riformulare i testi delle comunicazioni di diniego”.

LA STRIGLIATA DELL’IVASS – La missiva nasceva infatti in scia ai molteplici reclami sul rifiuto dei risarcimenti Rc auto “senza adeguata motivazione. Le imprese si limitavano, nei casi rilevati, a contestare al danneggiato in modo generico il nesso di causa tra i danni subiti e l’evento denunciato, senza alcun riferimento ai risultati dell’istruttoria (perizie sui veicoli; testimonianze; dati della scatola nera presente sul veicolo; ecc.) e agli specifici motivi di incoerenza riscontrati. In questo modo i danneggiati non sono in grado di conoscere i reali motivi che escludono il risarcimento del danno, con conseguente malcontento e contenzioso con l’impresa”. La questione non è di lana caprina: come si fa a contestare un mancato risarcimento se non se ne conoscono le motivazioni?

Non a caso gli esperti come Massimo Quezel se ne ricordano raccomandando ai consumatori di non mollare e di attenersi a tre semplici regole in tema di assicurazioni: 1) Ricordati sempre che esiste un organo di vigilanza sull’operato delle compagnie di assicurazione che si chiama Ivass e può irrogare sanzioni anche di importo considerevole. Perciò, se del caso, fai sentire la tua voce: gli ostruzionismi ingiustificati non vanno tollerati; 2) Anche se il tuo è un micro danno, non rinunciare mai a far valere i tuoi diritti soprattutto se sei vittima di un colpo di frusta ben documentato e, tuttavia, respinto dall’assicurazione; 3) Ricordati che esistono molti strumenti per tutelare i propri diritti anche in via processuale, ma non solo. La causa civile è uno soltanto dei possibili rimedi contro l’inerzia delle compagnie assicurative. Ci sono anche altri istituti come l’accertamento tecnico preventivo, la negoziazione assistita, il procedimento sommario. Se anche i tempi si dilatano, una pratica ben gestita ti porterà, alla fine, al traguardo voluto.

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