Per lo stato Italiano è un extracomunitario. Per il Congo, paese di origine di suo padre, è un cittadino italiano. Anche se ha solo 13 anni, Nelson Munanga stava aspettando che il Parlamento approvasse la legge sullo Ius Soli ma la legislatura si è chiusa e, nonostante le belle parole, la politica non ha fatto nulla per gli stranieri nati in Italia e considerati “senza cittadinanza”. Nelson continuerà a giocare nei giovanissimi della Reggina “in quota extracomunitari” ma lui è nato a Reggio Calabria, non è mai stato in Congo e conosce solo la lingua italiana e il dialetto calabrese. “Mi sento italiano perché sono nato qui e frequento la scuola a Reggio” dice sconfortato: “Di extracomunitario non ho nulla. Forse il colore della pelle”.

“Il partito che aveva la maggioranza non ha avuto il coraggio di affrontare lo Ius Soli come ha fatto per la questione del biotestamento – è lo sfogo di suo padre, Valentino Munanga -.  Con lo Ius Soli non ci sarebbe stata discriminazione tra i bambini. È giusto che i bambini nati in Italia si sentano italiani. La politica non deve fare i giochetti con i sentimenti dei bambini. È una cosa bruttissima. Qualcuno ha preso in giro dicendo che lo Ius Soli riguardava gli immigrati arrivati adesso. Dire che l’Italia è un paese razzista non è vero. Una parte della classe politica lo è. I politici devono riflettere. Come si sentirebbero se qualcuno discriminasse i loro figli?”

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