Serve il nulla osta di Vincenzo De Luca per essere ascoltato nelle commissioni consiliari speciali che indagano sulle presunte magagne di Vincenzo De Luca. È la sostanza di una direttiva a firma del governatore Pd della Campania sulla quale si sta consumando uno scontro sia giuridico che politico. Un documento che fa litigare il consiglio regionale con la giunta regionale, crea conflitti di competenza e di autonomia, e sta dando filo da torcere agli amministrativisti consultati dalle diverse e opposte parti in campo.

La direttiva porta la data del 19 aprile 2017 ma si è appresa solo nei giorni scorsi. È l’atto a monte di una guerra tra De Luca e la presidente M5s della commissione Trasparenza, Valeria Ciarambino. De Luca lamenta l’invadenza e l’eccesso di zelo di una commissione che sta svolgendo i suoi compiti di sindacato ispettivo scavando a fondo sui bilanci degli assessorati e società partecipate e convocando a raffica dirigenti della Regione e amministratori delle spa pubbliche, per sentirli sui temi della sanità e dei conti pubblici. Dirigenti e amministratori che secondo il governatore in questo modo vengono distratti dal loro lavoro.

Ciarambino protesta per l’ostruzionismo strisciante che, sostiene, proviene dai piani alti di Palazzo Santa Lucia: le commissioni non riescono a procedere e le audizioni saltano perché le persone convocate non si presentano. Ed ecco la direttiva De Luca: impone ai “direttori generali, ai capi degli uffici speciali e ai dirigenti di strutture di missione” di fare in modo che “la partecipazione alle commissioni sia compatibile con il primario assolvimento dei compiti istituzionali cui sono preposti e che ciò non rechi pregiudizio al buon andamento dell’ordinaria attività amministrativa”. Ma prima di partecipare serve “il nulla osta da parte dell’Ufficio di Gabinetto” del Presidente, con un richiamo ad un articolo dello Statuto della Regione Campania.

Queste disposizioni, si legge, vanno estese “ai rappresentanti degli enti strumentali e delle aziende, agenzie e società regionali”. Insomma, prima di andare da chi indaga sui risultati del management scelto da De Luca bisogna chiedere il permesso al Gabinetto di De Luca. È giusto? Si può fare? Ciarambino sostiene di no ed è furiosa: “La direttiva del Presidente – scrive a De Luca e alla presidente del consiglio regionale, la dem Rosetta D’Amelio – limitando nei fatti la libertà di partecipazione alle audizioni consiliari da parte dei dirigenti regionali e dei rappresentanti degli enti da essa dipendenti, minaccia l’autonomia di tutte le Commissioni consiliari, ma, in particolare, di quelle speciali la cui principale funzione è quella conoscitiva e di controllo”. L’esponente grillina sottolinea un passaggio del parere del capo dell’ufficio legislativo, secondo il quale “soltanto il consiglio potrà chiarire le concrete modalità di esercizio delle funzioni di controllo nel rispetto dei principi statutari e in osservanza ai principi costituzionali del buon andamento della Pubblica Amministrazione”. Domanda finale: l’autonomia del consiglio regionale dall’esecutivo è garantita da quella direttiva? D’Amelio, per ora, tace. De Luca, in un altro contesto, parla in aula e tratta la minoranza consiliare come un grumo di inutilità: “Ringraziamenti di cuore all’opposizione, averla così evanescente, ripetitiva e banale per noi è una fortuna, resteremo qui per i prossimi venti anni, sembrate turisti svedesi capitati qui per caso”. Ma tanto innocua non deve sembrargli in privato, ad analizzare quella direttiva.

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