Un primo investimento da 7,7 milioni di euro e una gara per l’acquisto di 650mila secchi per la raccolta “intelligente”. Sono questi alcuni dei numeri più significativi che faranno di Roma la prima Capitale europea a utilizzare la tecnica Rfid per la raccolta differenziata. A parte la sperimentazione annunciata nel centralissimo quartiere ebraico – che per conformazione socio-geografica ben si concilia con l’operazione – il vero test per i sacchetti intelligenti sarà quello del X Municipio, cioè Ostia e il suo hinterland (Acilia, Vitinia, Infernetto, ecc). Un intervento su uno dei quartieri più popolari, cui seguirà quello nel Municipio VI (Tor Bella Monaca, Torre Angela, Giardinetti) e, nel corso del 2018, nei Municipi VIII e IX (Garbatella e Eur) e, infine, nei Municipi I e II (Centro Storico e Parioli).

COME FUNZIONA – In sintesi, gli attuali cassonetti dell’immondizia saranno man mano rimossi e sostituiti da secchi simili a quelli dell’attuale raccolta porta a porta. I residenti riceveranno presso le loro abitazioni i bidoncini con il “tag”, una specie di codice a barre che identifica l’utente e permetterà di individuare la natura del rifiuto. I tag verranno letti da un’antenna posizionata sugli automezzi che invia i dati, in tempo reale, al sistema informativo di Ama. Sarà la stessa società capitolina, a fine anno, a eseguire un conteggio esatto del conferimento e addebitare una tariffa puntuale per la Tari, finalmente slegata dai tradizionali fattori come la grandezza dell’appartamento. Ad ogni giorno della settimana sarà assegnato il conferimento di una frazione secca mentre la frazione umida potrà essere esposta tutti i giorni. Ai cittadini sarà richiesta l’esposizione dei bidoncini/mastelli in un’unica fascia oraria giornaliera: mattina o sera a seconda dell’area servita. Per i contenitori in vetro, si continueranno ad utilizzare le campane verdi stradali. Previste sanzioni – con una tolleranza iniziale – per chi conferisce in maniera sbagliata.

LE ALTRE ESPERIENZE – Finora, non c’è mai stata traccia, in Italia e in Europa, di comuni sopra i 100.000 abitanti che abbiano applicato di raccolta dei rifiuti con la tecnologia Rfid. La città italiana più grande – e pioniera – è Treviso, che la utilizza dal 2000, mentre da poco tempo si sono aggiunte Pisa, Lucca e alcuni piccoli comuni di Piemonte, Lombardia e della provincia di Padova che si sono consorziati fra loro. Solo nel X Municipio di Roma, invece, si contano 230.000 abitanti e 4.000 esercizi commerciali, mentre l’estensione agli altri cinque municipi porterà il numero dei residenti serviti oltre 1,1 milioni. Diverso quello che accade a Milano, dove l’Rfid non viene usato dall’Amsa per pesare l’immondizia conferita dagli utenti, ma solo per identificare la tipologia di rifiuti trasportati dagli oltre 1.000 automezzi del parco auto. Insomma, un utilizzo interno cui non è stata ancora applicata la gestione che si sta per sperimentare a Roma.

POSSIBILI DIFFICOLTA’ – Di certo, questo tipo di raccolta in una città particolare come Roma si presta anche a qualche problematica. In Ama, infatti, per prima cosa temono il vandalismo, che potrebbe rovinare e costringere a frequenti sostituzioni i secchi tecnologici. In secondo luogo c’e’ un problema di aggiramento delle regole: per far risultare una minore produzione di rifiuti, qualcuno potrebbe pensare di disperdere immondizia nell’ambiente, rivitalizzando il fenomeno delle discariche abusive. Infine, c’è un tema di trasparenza, sicurezza e controllo dei dati del sistema informativo, che dovrebbero essere accessibili anche agli utenti, in grado così di dimostrare eventuali errori nella valutazione delle tariffe.

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