Il tribunale di sorveglianza di Padova ha deciso la revoca della libertà vigilata e la misura di un anno di colonia di lavoro per Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, Totò Riina.

Il giudice Linda Arata ha accolto in parte le richieste della Procura di Padova, che aveva sollecitato una misura di tre anni dopo l’inchiesta avviata dalla Dda che aveva portato alla luce i contatti che Riina jr avrebbe avuto negli ultimi mesi con alcuni spacciatori di droga, già noti alle forze dell’ordine, violando di fatto i limiti della libertà vigilata.

Riina jr, da tempo nella città veneta come sorvegliato speciale, avrebbe dovuto rispettare una serie di prescrizioni: non frequentare pregiudicati stare a casa dalle 22 alle 6. Invece la polizia lo ha immortalato impegnato ad acquistare droga da alcuni spacciatori e girare per Padova di notte. Un comportamento che nelle scorse settimane ha spinto i magistrati della Dda ad inviare una nota al tribunale di Sorveglianza di Padova in cui sottolineare l’attuale e continua pericolosità sociale. La richiesta della procura  quindi è legata a una serie di accertamenti compiuti nei mesi scorsi dalla polizia, dai quali emerge che il rampollo del boss avrebbe avuto incontri e fatto affari con alcuni spacciatori di droga già noti alle forze dell’ordine – uno tunisino è stato arrestato a settembre -, venendo meno all’obbligo imposto dai giudici.

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