Pochi giorno fa la morte del padre, il capo dei capi. Ma Salvo Riina, figlio di Totò, in questi giorni deve pensare anche ad altro. Tra ipotesi (improbabili di successione) il rampollo della stragista di Capaci e via d’Amelio sta aspettando il verdetto del tribunale di Sorveglianza di Padova sulla richiesta della procura di una restrizione della libertà vigilata o il trasferimento in una casa di lavoro. Riina jr, da tempo nella città veneta come sorvegliato speciale, un anno fa era stato al centro di polemiche per l’intervista a Porta a Porta in cui, tra le altre cose, diceva che non sapeva cosa fosse la mafia.

Salvo a Padova avrebbe dovuto rispettare una serie di prescrizioni: non frequentare pregiudicati starea a casa dalle 22 alle 6. Invece la polizia lo ha immortalato impegnato ad acquistare droga da alcuni spacciatori e girare per Padova di notte. Un comportamento che nelle scorse settimane ha spinto i magistrati della Dda ad inviare una nota al tribunale di Sorveglianza di Padova in cui sottolineare l’attuale e continua pericolosità sociale.

La richiesta della procura – secondo quanto scriveva il Gazzettino – quindi è legata a una serie di accertamenti compiuti nei mesi scorsi dalla polizia, dai quali emerge che il rampollo del boss avrebbe avuto incontri e fatto affari con alcuni spacciatori di droga già noti alle forze dell’ordine – uno tunisino è stato arrestato a settembre -, venendo meno all’obbligo imposto dai giudici.

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