“Il patto firmato da Minniti con la Libia disumano per l’Onu? Io da ministro degli Esteri non l’ho fatto. Ponemmo come condizione la gestione dei campi dell’Unhcr, ma Tripoli si rifiutò. E non firmammo. Poi fu Berlusconi a farlo”. Così, Massimo D’Alema, a margine di un convegno sui migranti (“E se davvero ritornassero tutti a casa loro“) organizzato a Roma, ha attaccato l’accordo stretto dal governo per conto dell’Ue, contestato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Voglio bene a Minniti. Ma quando, in un Paese che ha visto ridursi la popolazione, dice: ‘L’invasione degli immigrati è diventata una minaccia per la democrazia’, quando sappiamo che non è vero, e invece si fa un patto che è un’aperta violazione dei diritti e che rende l’Italia complice, si cede su un terreno fondamentale. Quando dai ragione a chi ha torto, hai già perso. Se l’invasione degli immigrati è una minaccia per la democrazia, Salvini diventa un baluardo per la democrazia più credibile”, ha aggiunto D’Alema, in modo sarcastico. E ancora: “Non c’è dubbio che sono stati lasciati i rifugiati nelle mani delle milizie, senza nessuna garanzia, solo per evitare sbarchi che davano fastidio”. Per D’Alema è cambiata la priorità dell’Italia: “Oggi i viaggi sono ripresi, senza più la presenza delle Ong. E le condizioni sono peggiorate. Se l’Italia con Mare nostrum salvava vite umane, oggi la priorità è impedire che vengano i rifugiati da noi. Con risultati pesanti dal punto di vista umanitario”, ha concluso D’Alema
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