A trentasei anni dalla morte di Palmina Martinelli, la bambina di Fasano (Brindisi) che fu bruciata viva a 14 anni nella sua casa, la Procura di Bari apre un fascicolo per omicidio volontario aggravato a carico di ignoti. Palmina morì il 2 dicembre 1981 dopo tre settimane di agonia, ma prima riuscì con un filo di voce a pronunciare i nomi di due ragazzi che l’avevano ridotta in quello stato e a spiegare che l’avevano fatto perché lei non voleva prostituirsi. Iniziò un processo che li vide imputati. Nel terzo grado di giudizio, la Cassazione assolse i due con formula piena arrivando alla conclusione che Palmina si era tolta la vita da sola. Oggi, invece, si cerca di trovare eventuali corresponsabili di un delitto per cui non solo nessuno ha mai pagato, ma che per la giustizia italiana non è mai avvenuto. L’indagine è stata aperta in seguito alla sentenza pronunciata la scorsa primavera dalla Cassazione, che attribuiva alla Procura di Bari la competenza sull’indagine, dopo l’archiviazione del Tribunale di BrindisiIlfattoquotidiano.it ha sentito la sorella di Palmina, Mina Martinelli, che da anni si batte perché l’inchiesta venga riaperta e per dare alla sorella quella dignità che le è stata tolta. “Sono felicissima – ha detto – e molto emozionata, perché aspettavo da tempo. È una battaglia vinta dopo tanto dolore. A mia sorella sono state dedicate strade, dopo tanti anni si è parlato del suo caso, c’è stata una presa di coscienza, ma questa è davvero la battaglia più importante e speriamo porti a qualcosa di concreto”.

LA STORIA DI PALMINA – Nel letto di morte Palmina, interrogata dall’allora pm Nicola Magrone, sussurrò ai medici i nomi dei due ragazzi che l’avevano cosparsa di benzina, dandole poi fuoco. Erano due fratellastri di Locorotondo, la cui madre gestiva una casa di appuntamenti in una vecchia villetta diroccata. Nell’ottobre del 1988 la Cassazione accolse i ricorsi degli imputati, già assolti dalla Corte d’Assise d’Appello l’anno prima. Ottennero entrambi la formula piena: “Perché il fatto non sussiste”. Secondo i giudici Palmina si era uccisa perché – tesi su cui aveva puntato la difesa – non si trovava bene nel contesto familiare. Palmina era un’adolescente cresciuta troppo in fretta in una famiglia di sedici figli e in un ambiente omertoso, dove l’illegalità era la norma. Ad avvalorare la tesi del suicidio c’era una lettera, assai contestata dalle perizie, in cui Palmina avrebbe spiegato i motivi per cui voleva farla finita. Una lettera che, secondo Magrone, non era frutto della mente della bambina.

IL FASCICOLO APERTO DALLA PROCURA DI BARI – La nuova indagine è affidata alle pm Simona Filoni e Bruna Manganelli che hanno studiato la documentazione relativa alla vicenda. La conclusione è che ci siano margini per andare avanti portando in aula la tesi che Palmina non si è affatto suicidata, ma che fu arsa viva, come la sorella Mina e il pm Magrone affermano da anni. Si inizierà dal contesto di degrado nel quale Palmina è cresciuta. Un ambiente difficile per una quattordicenne. Perché nella casa di appuntamenti di Locorotondo si prostituiva anche Franca, una delle sorelle. Lo raccontò la madre delle ragazze e lo ammise lei stessa davanti alle telecamere di Chi l’ha visto? mostrando come i suoi aguzzini le avevano marchiato una coscia. Nelle prossime settimane gli inquirenti inizieranno a interrogare familiari e conoscenti della famiglia.

IL PM MAGRONE: “LE VENGA DATA DIGNITÀ” – Sono passati 36 anni dal giorno in cui Palmina, ridotta in fin di vita, gli disse cosa le era successo. Allora Nicola Magrone le rispose che le credeva. Oggi molti altri sono disposti a farlo. “Ormai non possiamo riprocessare le persone che Palmina accusò” ha detto a ilfattoquotidiano.it. Le prove, che Magrone ha ritenuto e ritiene “straordinarie”, per i giudici furono insufficienti. “Ma il vero problema – ha aggiunto – è in quello che affermò la Cassazione, negando che si fosse compiuto un omicidio”. Per la giustizia Palmina è stata una calunniatrice. “Spero solo che il tribunale dica la verità, restituendo la dignità a questa bambina”.

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