Il Movimento Cinque Stelle, con i capigruppo di Camera e Senato, hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale contro il Rosatellum. Tuttavia al momento non è possibile sapere cosa contenga il ricorso. La riforma elettorale, peraltro, approvata il 26 ottobre, non è stata ancora firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il M5s ha più volte criticato la legge dicendo che è incostituzionale sotto vari aspetti, anche per vari costituzionalisti. Nei giorni scorsi, prima dell’approvazione, i capigruppo Simone Valente e Giovanni Endrizzi avevano scritto un appello proprio al capo dello Stato per chiedere, “nell’ambito della sua funzione di moral suasion”, di intervenire “affinché i punti d’incostituzionalità vengano rimossi”. Secondo i Cinquestelle il Rosatellum è incostituzionale “come l’Italicum“. “Si tratta di un gesto di coerenza rispetto a quanto avevamo annunciato nelle scorse settimane – ribadiscono ora Valente ed Endrizzi – Non lasceremo nulla di intentato per fermare una legge lesiva dei principi costituzionali e che non rispetta la volontà degli elettori”.
Nei giorni scorsi la Consulta aveva fissato al 12 dicembre la camera di consiglio per l’ammissibilità dei ricorsi per conflitto di attribuzione firmati dall’avvocato “anti-Porcellum” e “anti-Italicum” Felice Besostri e presentati per contestare l’ammissibilità dei voti di fiducia nell’approvazione della legge elettorale. Besostri ha firmato i ricorsi a nome di 4 parlamentari a titolo individuale e di un gruppo parlamentare. In tutto i voti di fiducia sul Rosatellum – tra Camera e Senato – sono stati 8, uno per ogni articolo blindato. Il ricorso sul principio della illegittimità costituzionale del ricorso alla fiducia per una riforma elettorale è stato fatto sull’Italicum perché l’iter del Rosatellum non si era concluso. “Una riapprovazione delle Camere a maggioranza assoluta – ha detto tra l’altro Besostri – è l’unico modo per sanare l’illegittimità della procedura di approvazione del Rosatellum con voto di fiducia alla Camera e al Senato, introducendo almeno il voto disgiunto tra uninominale maggioritario e le liste proporzionali”.
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