Quando è passato poco più di un mese dalla sua visita a Taranto, una giornata “limitata ad un protocollo che prevedeva la sua presenza esclusivamente in due plessi dello stesso istituto scolastico”, il comitato Genitori tarantini scrive Sergio Mattarella. Ricordando al presidente della Repubblica i quattro wind day, come vengono chiamati i giorni in cui “puntuale come una bestemmia è arrivato il vento da nord-nord/ovest” spingendo le polveri del parco minerali dell’Ilva verso il quartiere Tamburi, affrontati dalla città nel frattempo, l’associazione parla di “limitazione di diritti fondamentali” che proprio l’inquilino del Quirinale “dovrebbe tutelare e far rispettare”.

Il riferimento è alle immagini del cielo oscurato dalle polveri del siderurgico. Foto e video che hanno fatto il giro del web, spingendo il sindaco Rinaldo Melucci a disporre la chiusura delle scuole del rione più vicino alle acciaierie: “Quattro giorni di offese alla città e ai cittadini dei quartieri più prossimi all’industria inquinante così difesa e protetta dallo Stato”, scrive il comitato che già in passato ha chiamato in causa Mattarella, sollecitando un suo intervento in relazione all’inquinamento che sarebbe causato dall’Ilva, in particolare con la dispersione di polveri sottili sulla città.

Nella lettera si legge che quelle nubi di veleni sono “offese alla salute soprattutto di categorie già deboli: bambini, anziani, immunodepressi, persone affette da problemi respiratori e cardiovascolari”. Offese – prosegue la lettera – “che si devono leggere come limitazioni di quei diritti fondamentali garantiti dalla stessa Costituzione che il presidente della Repubblica dovrebbe tutelare e far rispettare”.

L’associazione ricorda la visita di Mattarella a Taranto il 18 settembre scorso per l’inaugurazione dell’anno scolastico, avvenuta al rione Tamburi, sottolineando che quel giorno “la stessa Ilva, pur di non offendere i suoi onorevoli occhi, ha ridotto la produzione al minimo per ripulire il cielo sopra la zona industriale”. Una circostanza che viene definita dai Genitori tarantini “una ulteriore insopportabile offesa” perché, dopo la partenza di Mattarella, “l’inferno si è di nuovo scatenato, addirittura con più vigore”.

Il comitato si sofferma anche sul discorso rivolto agli studenti tarantini da Mattarella, nel quale – si sostiene provocatoriamente – “mancava la presa in carico della situazione locale: ‘Ragazzi, pur riconoscendo che l’istruzione è garantita dalla Costituzione della nostra Repubblica, non meravigliatevi se, per garantire la vostra vita e la vostra salute, questo diritto potrà essere un giorno violato. Verrà fatto, ve lo assicuro, nel pieno interesse dell’intera nazione, per garantire una produzione che comunque vi sta già uccidendo da decenni'”. E i Genitori tarantini ricordano anche il “sequestro” da parte del servizio d’ordine pubblico di “uno striscione che recitava semplicemente ‘Anche i bambini di Taranto vogliono vivere’“. Uno slogan, è scritto nella lettera, che l’associazione continuerà a gridare insieme a quello di “Taranto libera”.

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