Il presidente Lotito che si presenta in Sinagoga e annuncia di voler portare “200 giovani tifosi biancocelesti in visita a Auschwitz, mentre l’allenatore della Roma Eusebio Di Francesco afferma di “sentirsi Anna Frank come uomo”. Il giornale che lancia la campagna “Siamo tutti Anna Frank”. L’assessore che distribuisce foto di Anna Frank (quelle giuste, stavolta) allo stadio. Tutta Italia si mobilita contro le “figurineantisemite diffuse da qualche ultrà laziale domenica sera. E la FederCalcio non può essere da meno, con la decisione di disporre un minuto di silenzio su ogni campo per “riflettere sulla memoria della shoah”, con tanto di lettura di un brano tratto dal celebre “Diario”. Proprio la Figc di quel Carlo Tavecchio che un paio d’anni fa di questi tempi in una conversazione privata insultava liberamente gli ebrei.

Da un giorno nel mondo del calcio non si parla d’altro che dell’episodio deprecabile verificatosi allo Stadio Olimpico domenica sera, quando durante il posticipo di campionato Lazio-Cagliari, alcuni tifosi biancocelesti hanno attaccato dei vecchi adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma, come insulto antisemita nei confronti della tifoseria rivale (per cui per altro ci sono svariati precedenti, da ambo le parti). La mobilitazione generale delle istituzioni è stata immediata, forse anche esasperata: c’è persino chi ha chiesto (come l’associazione Gay Center) di intitolare l’Olimpico ad Anna Frank, con tanto di petizione online. Per il momento la cosa più sensata l’ha fatta la Digos di Roma, che ha identificato con le immagini delle telecamere dello stadio oltre 15 persone coinvolte nell’atto razzista di domenica.

Intanto, però, il gesto di una decina di fanatici è diventato un caso nazionale, con tutta la parata di dichiarazioni e reazioni conseguenti. Compreso il minuto di silenzio stabilito dalla Figc. Ma siccome in certe situazioni non far nulla rischia di passare per indifferenza o, peggio ancora, complicità, l’alzata di scudi delle istituzioni (pallonare e non) è giusta, o quantomeno comprensibile. “La risposta della Federazione è stata immediata, abbiamo subito stigmatizzato l’accaduto e, d’intesa col ministro dello Sport abbiamo organizzato quello che si farà stasera a San Siro e domani sugli altri campi. C’è stato un atteggiamento dispregiativo nei confronti di un popolo”, ha detto Tavecchio.

Bella iniziativa. Se non fosse che chi l’ha decisa non ha proprio un passato senza macchia, sull’argomento. È impossibile non ricordarsi di quando nel 2015 Carlo Tavecchio, già presidente della Figc, bollava come “ebreaccio” l’agente immobiliare Cesare Anticoli, che aveva partecipato alla vendita della sede della Lega Dilettanti. Precisando al suo interlocutore: “Io non ho niente contro gli ebrei, ma meglio tenerli a bada”. Certo – va sottolineato – quella conversazione fu estorta con l’inganno e registrata di nascosto, nessuno di noi avrebbe mai dovuto ascoltarla per il suo carattere privato. Ma quelle frasi, purtroppo per Tavecchio, sono diventate pubbliche. E probabilmente oggi saranno tornate nella memoria di quel “popolo” offeso domenica dalle figurine di qualche pseudo-tifoso. E due anni fa dalle parole del massimo rappresentante del mondo del calcio, che oggi manifesta tutta questa solidarietà.

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