Arrivavano all’aeroporto senza destare particolari sospetti: occhiali da sole, telefonino in una mano, un piccolo trolley nell’altra. Sembravano dei semplici turisti. E invece erano gli emissari dei narcos del Sud America sbarcati a Palermo per trattare affari, concordare pagamenti, allargare il portafoglio clienti. Lo hanno scoperto gli investigatori della polizia e della Guardia di Finanza che stamattina hanno notificato 19 misure cautelari per spaccio di stupefacenti aggravato dalla transnazionalità. È una maxi operazione anti droga quella coordinata dal pm Maurizio Agnello e del procuratore aggiunto Salvo De Luca. Sono due indagini – ribattezzate Cinisari e Metemi – che hanno portato a smantellare un’organizzazione attiva in Sicilia, Calabria e Campania.

La mente dell’organizzazione che avrebbe gestito il traffico internazionale di stupefacenti è Alessandro Bono, 38 anni, di Carini, in provincia di Palermo. Non è un mafioso, ma è accusato di aver avuto contatti con la ‘ndrangheta. In Calabria il suo punto di riferimento era Rocco Morabito, arrestato recentemente in Uruguay.

Secondo le indagini coordinate dalla Dda era lui ad acquistare la droga che dai paesi dell’America del Sud arrivava allo scalo Falcone Borsellino di Palermo trasportata da ignari corrieri e nascosta in caffettiere e libri.  I componenti dell’organizzazione viaggiavano con tutto il necessario: un piccolo bagaglio e i cellulari Black Berry. Gli investigatori stanno cercando di decifrare la chat del telefonino che veniva utilizzata dai trafficanti. I dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa congiunta che si terrà alle 11 di oggi, nella Caserma “Vincenzo Mazzarella” della Guardia di Finanza di Palermo.

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