Si parte decisi a non fermarci in Francia e ci sciroppiamo d’un fiato il tratto Ventimiglia- Perpignan, dove lasciamo le noiose autostrade per scavallare i Pirenei e tastare l’agilità della monovolume transalpina sulla strada che attraversa la Catalunya francese e porta ad Andorra. Dopo la sosta obbligata nella bella Villefrance-de-Conflent, una delle tante città fortificate dall’instancabile Vauban, iniziamo a strapazzare un po’ il cambio in modalità manuale (tramite palette). Ci si diverte un po’, ma la presenza della Gendarmerie (che in realtà cerca i clandestini e ci sbircia perbenino l’ampio bagagliaio) spinge a tornare al vero automatico.

L’altezza della C4 Picasso, pur contenuta per una monovolume, innesca qualche ondeggiamento iniziale. Una volta presa la mano, però, si possono affrontare i tornanti senza scatenare proteste dai passeggeri. Confidando nella cultura del “porto franco”, arriviamo ad Andorra, dove la maestosità dei monti (tocchiamo i 2.400 metri slm) è intaccata dall’elevata concentrazione di benzinai: ci fondiamo nel primo e, con una certa soddisfazione, paghiamo il gasolio 0,88 euro al litro. Niente male. In tutta la Spagna il carburante costa meno che in Italia, ma un prezzaccio così non lo troveremo più. Prima notte nella catalana La Seu d’Urgell. Qui, come a Lleida, tanti drappi alle finestre invitano a votare “Sì” al referendum autonomista d’ottobre. Intorno alla strada Nazionale 11 lo scenario è brullo per lunghi tratti. Dopo 1.350 km, la prima tappa “forte”. Saragozza, capitale dell’Aragona affacciata sull’Ebro, il fiume più amato dai rivoluzionari di mezzo mondo dai tempi della Guerra Civile. Impossibile non canticchiare, al suo cospetto, il ritornello de “L’ejercito de l’Ebro”. Che una noche el rio pasò, ay Carmela, ay Carmela!

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