Tre assalitori armati di due fucili artigianali Carl Gustav e una pistola hanno attaccato intorno alle 7 del mattino la spianata delle Moschee nella città vecchia di Gerusalemme. Hanno prima aperto il fuoco contro un gruppo di poliziotti e poi hanno cercato di fuggire. Due agenti sono morti poco dopo in ospedale, mentre un terzo è gravemente ferito. I tre aggressori sono stati uccisi. Subito dopo l’attentato, le porte della spianata delle Moschee sono state chiuse e tutto il complesso è stato evacuato. Per la prima volta dopo molti anni, è stata inoltre cancellata la preghiera del venerdì. Hamas ha definito l’atto “una risposta naturale al terrorismo israeliano”, mentre il leader Anp Abu Mazen ha condannato l’atto al telefono con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. In tarda mattinata è stato arrestato il mufti di Gerusalemme. Secondo fonti di stampa palestinesi è arrivata una rivendicazione dall’organizzazione ‘Fatah-Intifada’: l’annuncio va tuttavia preso con cautela perché negli ultimi anni quel gruppo non sembra aver condotto alcuna operazione armata. Si tratta, viene spiegato, di una fazione uscita in passato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah) e che adesso si oppone al presidente Abu Mazen, in particolare per la sua cooperazione di sicurezza con Israele.

L’attacco – I tre terroristi sono tutti e tre cittadini di Israele, residenti nella città di Um el-Fahem (60 chilometri a nord di Tel Aviv). Il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet ha fatto sapere che non avevano alcuna particolare affiliazione politica. Alcuni siti riportano l’immagine scattata da uno degli attentatori accompagnata da un testo che sembrava preludere alla sua decisione di immolarsi. Ad Um el-Faham, secondo fonti locali, la polizia sta ispezionando la casa di uno degli attentatori. I due agenti rimasti uccisi invece appartenevano alla minoranza drusa israeliana. Si tratta di Hail Sitawi, 30 anni, originario del villaggio di Majar, e di Camil Shanan, 22 anni, del villaggio di Horfesh, entrambi situati in Galilea. Sitawi e Shanan erano da anni in servizio nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Hamas: “Risposta naturale”. Abu Mazen condanna – Tra i primi a reagire c’è stato il portavoce del movimento palestinese Hamas, Sami Abu Zuhri: “L’attacco odierno”, ha detto secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, “è stata una risposta naturale al terrorismo israeliano e alla profanazione della moschea di al-Aqsa“. Anche la Jihad islamica, in un comunicato, ha parlato di “manifestazioni di coraggio del nostro popolo contro le forze di occupazione , che devono guardarsi adesso dal varcare una linea rossa”. Abbas Zaki, del Comitato centrale di al-Fatah, attribuisce ad Israele la responsabilità di fondo di quanto è avvenuto oggi a Gerusalemme. “Nel Medio Oriente – ha dichiarato – non ci potranno essere pace né stabilità finché non sarà messa fine alla’occupazione”. Invece, in una telefonata con il premier israeliano Benyamin Netanyahu il presidente dell’Anp Abu Mazen ha condannato l’attacco avvenuto oggi nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan, Abu Mazen si è espresso “contro ogni atto di violenza, specialmente quando essi avvengano in Luoghi sacri”. Abu Mazen, secondo Maan, ha anche chiesto a Netanyahu di revocare al più presto la chiusura ai fedeli della Spianata, imposta oggi subito dopo l’attentato. Netanyahu, si legge in un comunicato dell’ufficio del premier, ha replicato che “Israele adotterà tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza sul Monte del Tempio (la denominazione ebraica della Spianata, ndr). In ogni caso – ha assicurato – lo status quo resterà là inalterato”.

Arrestato il mufti di Gerusalemme – Le forze israeliane “hanno arrestato il mufti di Gerusalemme, Sheikh Mohammad Husein“. A riferirlo è stata l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Secondo i media palestinesi, le autorità sono intervenute al termine del sermone del venerdì tenuto eccezionalmente davanti alla ‘Porta delle Tribù’, fuori dalla Spianata delle Moschee, chiusa stamani dalla polizia israeliana dopo l’attacco costato la vita a due poliziotti israeliani. Il mufti aveva chiesto a Israele di consentire ai musulmani di pregare sulla Spianata delle Moschee. “Non ne accettiamo la chiusura”, aveva detto Husein.

L’attacco, avvenuto attorno alle sette del mattino ora locale, coinvolge l’area più sensibile della città santa, chiamata dai musulmani Spianata delle Moschee e dagli ebrei Monte del Tempio. Secondo luogo più santo dell’Islam, oggi vi sorgono la Moschea di al Aqsa e la Cupola delle rocce. Ma in quello stesso luogo sorgeva in passato il tempio biblico degli ebrei, di cui rimane ora solo il muro del pianto alla base dell’altura.

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