Una plateale ovazione e tre minuti di applausi. Finisce così a notte fonda una sorta di Corazzata Potemkin day a Bologna nell’apertura del Cinema Ritrovato 2017. Il celebre film del 1925, diretto da Sergej Ejzenstejn, titolo reso ulteriormente celebre nella sagace demenzialità del Secondo tragico Fantozzi, è stato proiettato davanti ad oltre 4mila persone in Piazza Maggiore. Ebbene, nonostante le pregiudiziali fantozziane la prova del grandissimo schermo bolognese è stata ampiamente superata. Qua e là qualche pisolino, un paio di faccine di bimbo in catalessi, ma cogliere vere e proprie scene di ribellione alla celebre visione è stato impossibile. Il fascino di un capolavoro immortale, comunque gratuito e accompagnato dal vivo dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna diretta dal maestro Helmut Mig, ha avuto ragione delle più trite ritrosie anticinefile. Va bene che non giocava la nazionale di calcio, d’accordo che gli appuntamenti in tv erano nulla e l’afa era soffocante, ma l’ora della rivalsa dei marinai della Potemkin contro il temibile ragioniere è arrivata. Intanto i 68 minuti della versione restaurata in 35mm dalla Deutsche Kinemathek, e proposti dalla Cineteca di Bologna per il festival, non sono davvero granchè in termini di durata quindi di temuta resistenza spettatoriale. I cinque atti in cui è diviso il film sono un ulteriore vantaggio in termini di scioltezza narrativa. La ribellione dei marinai della corazzata ai vili comandanti dello zar nel 1905, il sacrificio del marinaio Vakulincuk, il ritorno ad Odessa tra ali di folla ad attenderli, la temutissima repressione della popolazione da parte dei soldati sulla celebre e citatissima scalinata, infine il finale thrilling: quando tutti si aspettano che la Potemkin verrà distrutta dalle ammiraglie zariste in mezzo al mare, ecco l’happy ending con i marinai che si ammutinano e la “fratellanza” contro gli oppressori vince.

Sempre a Bologna poco prima della maestosa proiezione in piazza Maggiore de La Corazzata Potemkin per il Cinema Ritrovato, su una delle rare scalinate offerte dell’architettura cittadina, quella del Pincio, una mini produzione indipendente coordinata da Giorgio Pirazzoli si è dilettata a “inscenare il remake” (del remake) del film di Ejzenstejn. Fantozzi docet: l’occhio della madre, i soldati, il giovinetto, la carrozzina. Il quarto capitolo del film, quello della Scalinata di Odessa, è stato riprodotto con una certa artigianale grazia in un paio d’ore. Rivedendo la Potemkin autentica, e non la “Kotiomkin” di Villaggio, la celebre sequenza della scalinata ha una plasticità, una forza e una violenza inaudita difficilmente imitabili. Mentre i dettagli stilistici poi segnalati dal dottor Riccardelli nel film di Salce, come critica militante volle, riprodotti come punizione per aver osato criticare il cineforum aziendale, con tanto di rapimento di Riccardelli, rogo dei negativi della Corazzata, e visione di Giovannona Coscialunga, sono diventati a loro volta un’autonoma irresistibile gag comica, ossessione spiritosa e riuscita dell’umile travet di fronte all’imperscrutabilità dell’arte piuttosto che la “cagata pazzesca” tanto decantata. Insomma, difficile ri-fare Ejzenstejn, più facile giochicchiare con Fantozzi bebè in carrozzina. E ad ogni modo, da un estremo all’altro: o si rimane estasiati, o si ride di gusto.

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