Gli elettori del Movimento 5 stelle, orfani del proprio candidato al ballottaggio, o non si sono presentati alle urne oppure hanno preferito votare per il centrodestra e comunque contro il Pd di Matteo Renzi. Sono le conclusioni dell’analisi dei flussi di voti in uscita nelle 12 competizioni più importanti delle amministrative, fatta dall’istituto Cattaneo di Bologna. I grillini, come già più volte raccontato in passato, hanno nel corso degli anni cambiato il loro comportamento al seggio: c’è stata fino al 2012 una fase “movimentista” durante la quale votavano al secondo turno candidati di sinistra; dal 2013 al 2015 si è passati invece alla fase identitaria, ovvero un momento in cui ai ballottaggi tendevano a schierarsi per l’astensione; infine dal 2016 si è registrata una fase politica, dove gli elettori del M5s non esitano a fare scelte anche controverse che vengono giustificate in nome di una strategia.

Le elezioni amministrative appena concluse confermano proprio quest’ultimo periodo: i grillini, esclusi da quasi tutte le competizioni, hanno accettato di fare valutazioni che vanno oltre l’appartenenza e per cui sono disposti anche a votare per partiti avversari. “A questo punto”, si legge, “la lealtà degli elettori verso il partito non è più legata esclusivamente ai temi (come nella prima fase) o all’affermazione della propria alterità (come nella seconda): il legame è piuttosto con gli obiettivi di vittoria politica del partito”. Volendo fare la media aritmetica risulta che, nelle 11 città dove il centrosinistra è presente (esclusa quindi Verona) è il 18,3% degli elettori M5s a sceglierlo; invece nelle 11 competizioni dove c’è il centrodestra, lo sceglie il 32,1% degli elettori grillini. “Tenendo quindi presente quanto già successo al primo turno”, scrivono dal Cattaneo, “possiamo dire che sembra confermarsi l’ipotesi di un consolidamento, nell’elettorato 5 stelle, di motivazioni politiche al voto guidate dall’opposizione al centrosinistra e al suo attuale leader Matteo Renzi“.

L’analisi del Cattaneo si basa sul modello di Goodman, ovvero si prendono in esame 100 elettori che due settimane fa hanno votato per il Movimento 5 stelle. Le città prese in considerazione sono le dodici principali che sono andate al secondo turno: Alessandria, Como, Genova, La Spezia, Padova, Verona, Piacenza, Parma, Pistoia, L’Aquila, Lecce e Catanzaro. Innanzitutto bisogna ricordare, scrivono i ricercatori, “che i flussi del primo turno avevano indicato che le perdite subite dal M5s, laddove non finivano nell’astensione, venivano generalmente intercettate più dal centrodestra che dal centrosinistra”. Per quanto riguarda i ballottaggi, ancora una volta si conferma come scelta principale quella di non andare alle urne. “In 7 delle 12 città analizzate”, si legge nel report, “più della metà dell’elettorato ha fatto questa scelta. in altre città (Lecce e Pistoia) è una quota vicina alla metà che sceglie l’opzione non-voto”. Il caso più chiaro è quello di Parma: patria dell’ex pupillo M5s Federico Pizzarotti, al ballottaggio il 77,3 per cento degli elettori che avevano votato 5 stelle al primo turno ha deciso di non presentarsi alle urne (bisogna considerare però che 15 giorni fa il candidato M5S Ghirarduzzi aveva preso solo il 3,18%). Seguono Catanzaro (76 per cento di astenuti), Como (67,7 per cento), Piacenza (60,2%), Genova (59,6%), Alessandria (55%), Verona (54,6%).

Tra i due schieramenti di centrodestra e centrosinistra, quando i grillini hanno dovuto decidere, si sono orientati maggiormente per il centrodestra. “Emerge con chiarezza”, dichiarano i ricercatori, “che il centrodestra risulta in generale più attrattivo per gli elettori del Movimento orfani del loro candidato”. Il caso con lo scarto maggiore è L’Aquila (andata al centrodestra) dove quasi 3 elettori M5s su 4 (il 72%) hanno votato per il candidato di centrodestra e solo il 28 per cento si è astenuto.

Ci sono, come spiega il Cattaneo, delle eccezioni. Innanzitutto Lecce, dove metà dei grillini si riversano sul candidato di centrosinistra dando un contributo rilevante alla sua vittoria in rimonta”. A La Spezia, il 47,5 per cento degli elettori M5s sceglie il centrosinistra, ma il 30,3 lo schieramento avversario. E così a Catanzaro: è vero che il 13,8 va a sinistra, contro il 10,2 che sceglie il centrodestra. Ma qui va sempre considerata un’astensione del 76 per cento. La conclusione è però che “il quadro finale non è univoco”, proprio perché ogni realtà e ogni centro ha una storia a parte con dinamiche specifiche. Resta però l’analisi iniziale secondo cui gli elettori 5 stelle hanno un comportamento “politico”: l’identità non trattiene più i grillini dall’andare da una parte o dall’altra, specie quando è il momento di fare una scelta per le elezioni locali.

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