Definirli “dispersi” ormai è un eufemismo. La Farnesina del resto ha fatto sapere che “per le autorità britanniche la lista dei dispersi è ormai divenuta la lista delle vittime“. Significa che ai 30 morti accertati nell’incendio che ha devastato la Grenfell Tower di Londra vanno aggiunte almeno le oltre 70 persone date, appunto, per disperse. Come Gloria e Marco, i fidanzati italiani che vivevano al 23esimo piano. Ci sono poi 20 feriti tuttora ricoverati, diversi dei quali in gravi condizioni. Già ieri la polizia ha fatti sapere di temere che il numero delle vittime alla fine salga fino a raggiungere a tre cifre.

Il sindaco Sadiq Khan, a due giorni dal rogo, ha attaccato il governo May, scrivendo una lettera alla premier conservatrice che è un atto di accusa: contro il governo e il consiglio locale di Kensington e Chelsea per “non aver fatto abbastanza” per prevenire “l’orrendo disastro“, e per non aver dato “risposte” adeguate alla “rabbia della comunità” né assistenza sufficiente. A Khan ha risposto Boris Johnson, ministro degli Esteri ed ex sindaco conservatore di Londra, liquidando come “oltraggiosa politicizzazione di un terribile disastro”. Johnson ha rivendicato “un calo del 50% degli incendi” sotto la sua amministrazione. “È incredibile che il Labour suggerisca che questa tragedia sia in qualche modo causata dai tagli ai servizi”.

Proteste anche davanti ai municipi: decine di persone si sono radunate a Kensington e Chelsea per chiedere notizie sulle vittime. Sul posto sono arrivati diversi agenti di polizia per calmare la situazione che rischia di degenerare, in particolare quando usciranno dall’edificio i dipendenti del municipio. Secondo SkyNews ci sarebbe stato almeno un arresto. La premier in visita in un centro di accoglienza per i superstiti, è stata contestata dai cittadini infuriati, che le urlavano “vergognati, codarda”. Theresa May , che oggi aveva fatto visita ai feriti in ospedale, è rimasta per poco alla St. Clement’s Church e ha lasciato il centro ricavato nei locali della chiesa mentre la folla inveiva contro di lei. Fra le questioni più spinose che la premier deve affrontare c’è il nuovo capo del suo staff, Gavin Barwell, che quando era sottosegretario all’Edilizia rinviò i controlli nonostante un rapporto che denunciava il rischio incendio per edifici come la Grenfell Tower. 

Secondo The Guardian il materiale usato per rivestire la facciata del grattacielo era l’opzione più economica e infiammabile. L’azienda Omnis Exteriors, che aveva fornito il composto di alluminio usato all’esterno dei 24 piani, ha riconosciuto di aver scelto quello che costava meno: 2 sterline in meno rispetto al corrispettivo “resistente al fuoco”. Secondo la ricostruzione di The Guardian, ad installare i pannelli comprati da Omnis è stata l’azienda Harley Facades, mentre a gestire i lavori era un’altra azienda, la Rydon, chiamata dal municipio di Kensington e Chelsea, perché l’edificio era di proprietà dell’ente locale: l’obiettivo originario era di alloggiare le fasce di popolazione più povere, poi però (con alcuni cambiamenti legislativi) alcuni appartamenti erano finiti ai privati. Rydon ha assicurato che i lavori, ordinati sempre dal municipio locale, seguivano “tutti gli standard” di sicurezza.

I pompieri avevano riferito di non aver più alcuna speranza di trovare sopravvissuti fra i resti carbonizzati del grattacielo. La polizia di Londra al momento “esclude” che l’incendio alla Grenfell Tower sia di natura dolosaIl capo delle operazioni di Scotland Yard, Stuart Candy in conferenza stampa si era augurato che le vittime dell’incendio alla Grenfell Tower siano “meno di 100”. Alcuni di loro saranno impossibili da identificare, per l’avanzato stato di distruzione causato dalle fiamme. Gli “eroi della Grenfell Tower”, come li definiscono i media britannici, hanno riferito di essere ancora “traumatizzati” dalle “cose orribili” viste quando sono arrivati nell’edificio. Nonostante il fuoco sono riusciti a salvare 65 persone intrappolate negli appartamenti.

Fra le vittime dell’incendio c’è anche una fotografa emergente, Khadija Saye, di 24 anni: le sue fotografie sono esposte in una mostra alla Biennale di Venezia. A confermare la sua scomparsa è stato il deputato laburista David Lammy, suo amico. Saye si trovava in un appartamento al 20esimo piano, aveva chiesto aiuto via Facebook prima di capire di non avere scampo. La regina Elisabetta e il principe William hanno visitato la zona dell’incendio, a North Kensington, per incontrare i sopravvissuti e i tanti volontari che lavorano in un centro di assistenza ricavato nel Westway Sports Centre. La sovrana in precedenza aveva esaltato il coraggio dei pompieri. Anche la premier Theresa May si era recata sul luogo del disastro, attirandosi una pioggia di critiche perché in quell’occasione non aveva parlato con i residenti, ma solo con alcuni soccorritori.

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