Sorridente, raggiante, emozionata. Incurante dei mugugni interni al movimento “Fare!”, provenienti da chi forse avrebbe preferito una soluzione diversa. Sempre più legata, politicamente e nella vita a Flavio Tosi, sindaco di Verona, la senatrice ex leghista Patrizia Bisinella, ne raccoglie ora l’eredità. O perlomeno tenta di succedergli sulla poltrona che per dieci anni lui ha occupato come sindaco della città dell’Arena. Ma siccome questa è anche la città dell’amore, inevitabile il gossipaccoglie l’annuncio a lungo negato. Tosi candida Bisinella. Il sindaco indica la sindachessa. Il segretario della Liga Veneta, cacciato alcuni anni fa dalla Lega Nord, sceglie la donna proveniente da Castelfranco, dove fu consigliere comunale e segretaria cittadina, che ora però risiede stabilmente in riva all’Adige. Sono entrambi separati.

Come tutti gli amori contrastati (il fido Fabio Venturi, presidente dell’Agsm, ci aveva fatto più di un pensierino), anche in questo caso l’annuncio è stato tenuto a lungo nascosto. “Deciderà Fare!” diceva Tosi neppure dieci giorni fa, mentre il percorso di avvicinamento si compiva. Una settimana fa, durante la trasmissione “Un giorno da pecora”, la prima ammissione che sapeva già da presagio: “La senatrice ha il 50 per cento di possibilità di essere scelta”. Poco dopo, nuove parole che suonavano da investitura: “E’ in pole position, le probabilità sono più di 50 e meno di 100”. Era fatta. Tosi, dopo dieci anni di governo su Verona, pur di succedere a se stesso senza potersi però ricandidare, ha accettato che l’unione privata diventasse sodalizio pubblico.

Nel giorno dell’annuncio è uno sprecarsi di promesse. Lei: “Ho scelto questa città per viverci, perché era la scelta migliore possibile. Non sono candidata perché fidanzata di Flavio”. Lui: “Nell’ipotesi di un terzo mandato, che c’è ancora, ma i tempi sono stretti, sarei rimasto ancora a guidare la città. Non potendo farlo da sindaco, starò nella squadra in consiglio comunale”. Lei: “Sono molto emozionata e orgogliosa di essere portabandiera di questa squadra fortissima che ha saputo amministrare in maniera ottimale la città in questi dieci anni. Intendiamo governare altri dieci anni nel solco tracciato da Flavio Tosi”. Lui, gongolante, non si sottrae al ruolo di sindaco-ombra (se lei verrà eletta, il che è tutt’altro che certo): “Quello che ho cominciato, garantisco ai veronesi che lo finisco: l’Arsenale, il filobus, il traforo, lo sviluppo di Verona sud, la crescita economica, culturale e turistica di Verona. Per me l’obiettivo, e l’ho dimostrato con i fatti, è Verona e non certo Roma”. Lei, come una neofita: “Il mio impegno sarà totale, a servizio della gente, per la gente. Non mi sottrarrò a nessun tipo di sacrificio e di impegno, sono una persona abituata a lavorare. Sono una persona semplice, ci metto il cuore, ci metterò l’anima per la crescita della città”. Poi il sacrificio: “Dovrò rinunciare al Parlamento, a tutti i contributi versati e così facendo non avrò alcun vitalizio”.

Prima del disvelamento in piazza Bra, Matteo Salvini, che non ha mai amato Flavio Tosi, aveva commentato: “Già chi candida i figli non fa una cosa intelligente. La moglie e la fidanzata… Non ci sono dinastie, qui non siamo in una monarchia”. Il confronto per interposta persona tra l’ex leghista Tosi che ambiva alla leadership nazionale del centro-destra e l’attuale segretario che lo ha cacciato dalla Lega Nord, farà scintille. Salvini ha scelto quale candidato Federico Sboarina, che ha l’appoggio anche di Forza Italia. Tosi ha fatto la scelta più diretta, anche se in pubblico ha dichiarato: “Quella di Patrizia è sulla carta la scelta più difficile da fare”. 

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