Sangue sui Campi Elisi. E sangue sul voto francese, il primo turno delle elezioni presidenziali, questa domenica. Ed è subito dibattito, più da noi che in Francia, su ‘a chi giova?’, con tutto l’intreccio nostrano d’interrogativi e contraddizioni e la tentazione in agguato del complotto.

C’è chi dice: gli integralisti attaccano adesso perché così favoriscono l’estrema destra e, quindi, inaspriscono, in prospettiva, lo scontro di civiltà e di religione, che è il loro scopo finale. E c’è chi invece dice: gli integralisti non hanno interesse a che vincano i loro più strenui nemici; e, dunque, non sono loro, anzi è tutta una macchinazione contro l’estrema destra.

Poi, l’autoproclamato Califfo e i portavoce del suo sedicente Stato islamico avallano l’azione e promuovono a martire l’assassino. Un punto fermo? Non proprio: al-Baghdadi o chi per lui arruola legioni di cadaveri di kamikaze e di esaltati, senza fare troppi distinguo sulle motivazioni e sull’impatto dei loro gesti.

Noi, invece, facciamo forse troppi distinguo. L’attacco di ieri sera è un atto terroristico, come quelli, per restare in Europa, di Nizza il 14 luglio, di Berlino al mercatino di Natale e di Londra sul ponte di Westminster: quali fossero esattamente gli obiettivi degli autori – seminare la paura, indurre all’odio, colpire simboli religiosi o dei valori di libertà e democrazia – forse non lo sapremo mai e, forse, non lo sapevano bene neppure loro.

Ma, in fondo, ha relativamente poca importanza. I terroristi della nostra Europa non sono emissari del Califfo in missione: sono gente cresciuta qui e indurita all’odio da esperienze d’emarginazione, di degrado, di criminalità e di carcere, prima ancora che da percorsi di radicalizzazione religiosa, che non sempre ci sono e, quando ci sono, appaiono spesso tardivi e frettolosi.

E dopo il 12 novembre 2015 a Parigi, la notte del Bataclan, o il 22 marzo 2016 a Bruxelles, l’aeroporto e la stazione del metro di Maelbeek, non sono neppure più ‘soldati’ addestrati e preparati in qualche ‘accademia terroristica’, ma sono autodidatti su internet di tecniche d’attacco magari rozze ma efficaci, veicoli come proiettili, armi individuali, persino machete e coltelli.

Uccidono con la consapevolezza degli obiettivi da centrare? Personalmente, ritengo che scelgano non a caso il teatro delle loro azioni letali, ma dubito che ne pianifichino le conseguenze, al di là della generazione di strascichi di paura, risentimento, diffidenza, odio, scontro. A sconfiggerli, ci penseranno domenica 23 aprile i cittadini francesi d’ogni credo politico e d’ogni confessione religiosa: ciascun voto espresso, quale che sia, sarà una scelta di libertà e democrazia, contro il medievale oscurantismo teo-ideologico e la violenza becera e cruenta. Una scheda li seppellirà.

Articolo Precedente

Attentato Parigi, i francesi lanciano #BellesChoses su Twitter: “Cose belle” come resistenza alla paura

next
Articolo Successivo

Wikileaks, Trump vuole arrestare il fondatore Julian Assange: “È una priorità”

next